Dal maggio 2008 gli operai della Innse Presse di Lambrate sono in lotta per difendere il loro posto di lavoro. Il padrone, Genta, anche se la fabbrica era in attivo e c’era un industriale pronto a rilevarla, ha deciso di fermare l’officina, per vendere i macchinari, svuotare il capannone e lasciare l’area libera all’immobiliare Aedes. Gli operai sono in presidio permanente perché Genta non si porti via le macchine e la produzione possa riprendere. Attraverso i loro comunicati abbiamo ricostruito un anno di lotta.
Tutto ha inizio il 31 maggio 2008 - Dopo aver ricevuto le raccomandate dall’azienda che comunica l’apertura della procedura di mobilità, gli operai si radunano davanti ai cancelli chiusi della fabbrica, occupano lo stabilimento e proclamano assemblea permanente.
3 giugno - Gli operai decidono di continuare a lavorare contro l’imposizione di Genta, il padrone, che vuol fermare l’officina.
25 agosto - Genta conclude la procedura licenziando tutti gli operai, pur avendo davanti un industriale bresciano pronto a rilevare la INNSE. La Commissione regionale non può far altro che registrare il mancato accordo ed aprire la mobilità.
10 settembre – Giorno di paga, non arriva un euro, eppure nella lettera di licenziamento è scritto che avrebbe pagato il preavviso. La risposta e’ immediata, blocco di via Rubattino per tutto il giorno.
17 settembre - All’alba, alle 05:30, la forza pubblica entra in fabbrica, mette alla porta gli operai che presidiavano lo stabilimento di notte, blocca l’entrata del primo turno. La fabbrica è messa sotto sequestro. Un fatto nuovo, agli operai viene impedito con la forza il “poter lavorare”.
31 ottobre - Da un mese e mezzo i lavoratori della INNSE sono accampati vicino alla portineria. Presidiano la fabbrica che è sotto sequestro. Non vogliono che qualcuno metta le mani sui macchinari e smantelli l’officina. Genta non vuole rinunciare al suo affare: vendersi le macchine e svuotare il capannone. L’AEDES, l’immobiliare, spinge per avere l’area libera. Ora sono i palazzinari che chiudono la fabbrica. ORMIS, il potenziale acquirente, dichiara che è disposto ad acquisire ma la trattativa è ferma. Le istituzioni continuano ad “attivarsi”, ma il freddo è iniziato. Gli operai e gli impiegati sono decisi a resistere, arriverà la primavera.
5 dicembre – L’AEDES, proprietaria del terreno, sull’orlo del fallimento (meno 86% in borsa dall’inizio dell’anno) vuol chiudere una fabbrica che può riprendere a lavorare il giorno stesso.
10 dicembre - Il giorno più duro. Il giudice dissequestra lo stabilimento e lo consegna a Genta. Gli operai cercano di occupare nuovamente l’officina, ma sono respinti dalla Polizia. Entrano le guardie del padrone e installano le telecamere. La situazione è fra il ridicolo e il tragico. Le guardie controllano gli operai, gli operai controllano le guardie e tutti sotto la vigile presenza delle forze dell’ordine. Inizia da qui il tentativo di Genta di svuotare l’officina.
14 gennaio 2009 - Davanti ai cancelli non ci sono solo gli operai e gli impiegati della INNSE, ma anche delegazioni di altre fabbriche, giovani mobilitati dai centri sociali, esponenti politici che per solidarietà si incatenano ai cancelli. Gli operai della INNSE resistono, il presidio è ancora forte, il loro obiettivo è tornare a lavorare, se Genta vuole il braccio di ferro li troverà in portineria. La vicenda si può solo chiudere facendo lavorare la fabbrica che ha commesse e acquirente. Scontri con la polizia.
10 febbraio - Alle 4.50 20 camionette delle forze dell'ordine si presentano ai cancelli. Si dividono tra l'ingresso principale (quello legittimo) e i cancelli sul retro della fabbrica (quello dei ladri). Genta entra come un ladro, dal retro, in maniera subdola e usando la violenza delle forze dell'ordine per contrastare gli operai. Lui stesso con una ruspa sfonda i cancelli togliendo tutto quello che è stato messo davanti per impedirgli l'entrata. Sono le 6:00, quando inizia il primo scontro con le forze dell'ordine, con le prime cariche dove, oltre a schivare i manganelli, chi cade viene manganellato senza pietà, persino due pensionati che hanno portato la loro solidarietà. Alla richiesta di far entrare un delegato della R.S.U. e un delegato del sindacato per controllare che Genta non stia smontando i macchinari, c'è un no secco della polizia. Qui dopo neanche un’ora dai primi scontri gli operai subiscono una nuova carica, ancora più selvaggia della precedente. Quando oramai tutti gridano "basta!,basta!" sono accerchiati e colpiti ai volti. Due operai subiscono lesioni gravi. Testa rotta, naso rotto e polso rotto. Ma questo perché? La risposta è questa, ed è semplice. Gli operai della INNSE devono essere picchiati perchè l'entrata di Genta deve essere legittima e legittimata dalle forze dell'ordine! Il risultato? dopo le botte i rappresentanti sindacali e la R.S.U. entrano in fabbrica a vigilare che Genta porti via solo il suo materiale. E così è, ma questo è quello che, tramite accordi tra le parti, sta già accadendo da dicembre! La R.S.U. ha fornito a Genta un elenco preciso del materiale che poteva essere portato via, i giorni e le modalità della movimentazione. Tutto questo non avviene. Sia Genta, sia le forze dell'ordine, forniscono un chiaro esempio di come lo stato vuole risolvere la questione occupazionale durante questo periodo di crisi economica: stangate incondizionate agli operai che si ribellano al padrone e piena solidarietà a quest'ultimo. Ogni giorno ci sono più di 3 operai che muoiono sul lavoro. Adesso ne vogliono qualcuno che muoia per difendere il posto di lavoro!
5 marzo - Gli operai della INNSE sono a Settimo Torinese per protestare davanti al capannone di Genta. Il corteo si snoda per le vie di Settimo, gli operai urlano denunciando che tipo di speculatore sia questo Genta, attaccano manifesti, rilasciano interviste, l'ultima nella sede della Fiom di Torino. “Da ora in poi risponderemo colpo su colpo, lui viene a provocare a Milano, noi andremo a trovarlo nei suoi uffici e nei suoi capannoni a Torino, finchè accetterà di ritirarsi in buon ordine e darà la possibilità ad INNSE di riprendere l'attività produttiva”. Intanto continuano incontri, trattative fra istituzioni e possibili nuovi acquirenti, scende in campo anche la Regione. Gli operai della INNSE resistono, il presidio è ancora forte, il loro obiettivo è tornare a lavorare, se Genta vuole il braccio di ferro li troverà in portineria. La vicenda si può solo chiudere facendo lavorare la fabbrica, che ha commesse e acquirente.
10 marzo - Incontro in Regione: presenti soltanto Regione Lombardia (Vicepresidente Rossoni), Provincia di Milano, Comune di Milano, la proprietà dell’area (Aedes) e la proprietà dello stabilimento (Genta). La Regione innanzitutto sollecita l’Aedes a formulare entro due settimane una proposta di cessione della parte dell’area interessata dallo stabilimento, cioè quella necessaria per l’attività produttiva. L’Aedes, peraltro impegnata proprio in questi giorni a ridefinire i suoi assetti proprietari, accetta di valutare tale proposta e il Comune di Milano esplicita che non vede controindicazioni all’ipotesi di mantenimento dell’attività produttiva. La Regione ribadisce anche di ritenere inaccettabile che nel frattempo si producano problemi di ordine pubblico, cioè iniziative unilaterali da parte di Genta. Il tavolo è da riconvocare il 24 marzo. Genta, da parte sua, non avanza opposizioni a questo percorso, o perlomeno non lo fa oggi al tavolo istituzionale. Una cosa si può affermare con certezza: i nove mesi di resistenza degli operai e la solidarietà sviluppatasi attorno ad essa hanno fatto sì che oggi si discuta molto più seriamente di prima del mantenimento del sito produttivo. Quindi, occorre mantenere viva la solidarietà con gli operai della Innse e con la loro lotta.
24 aprile – INNSE: operai e Resistenza. I quindici operai della INNSE deportati nel 1944 dai nazifascisti a Mauthausen e in poco tempo “consumati” fino alla morte, sono stati ricordati anche quest'anno dalle nuove generazioni di operai, che hanno preso il loro posto in officina, e da 11 mesi resistono ai licenziamenti e alla chiusura della storica fabbrica di Lambrate. Il corteo degli operai INNSE con una rappresentanza dell'ANPI e della FIOM, parte dal presidio in lotta, fino alla lapide dentro la fabbrica, dove viene deposta una corona di fiori a testimonianza - oggi come ieri - del netto rifiuto delle maestranze INNSE, ad ogni sopraffazione dell'uomo sull'uomo. Durante la commemorazione vengono letti brani del libro che raccoglie le testimonianze degli abitanti della zona, dei compagni di lavoro e dei parenti dei 15 operai deportati, testimonianze che rispecchiando ciò che accadeva in quel periodo, ribadiscono la necessità, dalle vecchie alle nuove generazioni di operai, di non abbassare la guardia della resistenza. Gli interventi riconoscono alla lotta della INNSE la continuità tra vecchie e nuove forme di resistenza. Un Venticinque Aprile rimasto nel significato in cui è nata questa data, diametralmente opposto alle pompose celebrazioni che vanamente pretendono di capovolgerne il significato. Le RSU concludono invitando tutti i presenti alla commemorazione dell'anno prossimo, quando “saremo tornati dentro l'officina a lavorare”. Alla INNSE di Lambrate si continua a lottare e resistere.
24 maggio - Con le trattative a pieni giri per la ripartenza della INNSE, arriva come un fulmine a ciel sereno la notizia che Genta ha venduto 4 macchinari ad un suo compare vicentino (vero o prestanome). In mattinata il compratore, accompagnato dall'Ufficiale giudiziario, a sua volta scortato dalla Digos, arriva deciso con tutto l'armamentario, per smontare il macchinario e portarselo via. 5 grosse auto più alcuni camion nelle strade vicine, in tutto una ventina di uomini più un cane rottweiler, per non essere disturbati una volta dentro. In più c'è l'avvocato del compratore e l'avvocato di Genta. Gli operai della INNSE li vedono arrivare dal loro gazebo annesso al presidio, fissato proprio al cancello della fabbrica, l'ingresso principale di via Rubattino 81. Non c'è storia. Al nuovo compratore e alla sua carovana non è neanche concesso di attraversare la strada per venire nella corsia della portineria. Inviti ad andarsene molto spontanei e coloriti vengono indirizzati al compratore, il suo avvocato ha anche una “regolatina” direttamente dagli operai, perché si è permesso nei loro confronti un gesto provocatorio. Questo avvocaticchio si immaginava di essere allo stadio, offende con un gestaccio una cinquantina di operai che difendono da un anno il loro posto di lavoro e pensa di non suscitare nessuna reazione. Solo l'intervento della Digos in borghese impedisce che la lezioncina all'avvocato sia più proficua. Alla fine della mattinata il nuovo prestanome con la sua truppa se ne va a mani vuote così com'era venuto. E alla fine della giornata si scopre che i due avvocati (quello di Genta e quello del prestanome) sono dello stesso studio legale. E' possibile che questo famoso studio milanese di via Brera voglia fare la guerra agli operai della INNSE? Cosa ha da guadagnare? Lo scopriremo.
Per una solidarietà “fisica”, il presidio degli operai INNSE è a Milano, ai cancelli della fabbrica in via Rubattino 81. Per inviare sottoscrizioni, bollettino postale c/c n. 22264204, intestato a Ass. cult. Robotnikonlus, causale: Lotta operai INNSE. E-mail: presidioinnse@gmail.com. Per firmare la petizione: www.petitiononline.com/INNSE
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