sabato 10 aprile 2010

I SANS PAPIERS PARIGINI IN LOTTA PER LA REGOLARIZZAZIONE (n° 3 - aprile 2010)

Orhan Dilber è un portavoce del collettivo turco-curdo, una delle realtà in lotta a Parigi per l’affermazione dei diritti degli immigrati clandestini, in francese i “sans papiers”. L’associazione Ci siamo anche noi lo ha ospitato a Pavia lo scorso 22 febbraio. Dilber può entrare e uscire dalla Francia essendo un rifugiato politico, perseguitato dal governo: non è un clandestino, quindi è soltanto uno dei portavoce del movimento, non ha diritti decisionali nelle assemblee e non può partecipare a molte riunioni.
L’obiettivo portato avanti dai sans papier è quello della regolarizzazione di tutti gli immigrati clandestini che vivono in Francia, al di là del loro ruolo sociale. Per questo sono nati contrasti con la Cgt, uno dei maggiori sindacati francesi: i dirigenti sindacali hanno ignorato i collettivi di sans papier e hanno puntato unicamente sui lavoratori che “possono permettersi” di scioperare, in particolare quelli che lavorano in subappalto per grosse aziende, che sono in qualche modo protetti dai dipendenti regolari organizzati. Lo sciopero è una forma di lotta adottata anche dal movimento dei sans papier, ma non deve essere l’unica: i clandestini non devono per forza essere lavoratori di categorie in cui i sindacati sono presenti, per lottare per i propri diritti. La maggior parte dei sans papier lavora nel commercio, nei ristoranti, nell’edilizia, moltissime donne come badanti per gli anziani. Molti sono disoccupati o lavorano saltuariamente, o hanno perso il posto di lavoro a seguito della crisi e sopravvivono senza nessuna protezione economica. Ci sono quelli che hanno aperto piccole attività artigianali. E oltre ai lavoratori, il movimento dei sans papier chiede la regolarizzazione per tutti gli altri, bambini e anziani, oltre a tutte le donne che svolgono un lavoro di cura della famiglia e sono fuori dal mercato del lavoro.
Un momento di svolta per il movimento si è avuto nel luglio 2009, con l’occupazione a Parigi di un grande palazzo governativo, dove attualmente vivono 3mila immigrati, di 25 nazionalità diverse. L’edificio era conteso da due enti pubblici e non era utilizzato: l’informazione è arrivata dai lavoratori degli enti, che hanno poi preso posizione contro un eventuale sgombero. In questo palazzo è stato creato il Ministero per la regolarizzazione, in opposizione al ministero ufficiale, quello “dell’immigrazione e dell’identità nazionale francese”. Oltre ai corsi di francese, al collettivo “Velorution” per il recupero e la distribuzione di biciclette, oltre a fare musica, si tengono le assemblee dei clandestini e si organizzano le manifestazioni che si svolgono ogni settimana a Parigi: o autonome o in sostegno ad altre lotte (ad esempio ultimamente i sans papier sono scesi in piazza per appoggiare lo sciopero dei postini).
La manifestazione più grande è stata quella del 12 ottobre scorso, con 12mila persone a bloccare la città e il ministro dell’immigrazione costretto a ricevere una delegazione di sans papier. Un riconoscimento legale ricercato in particolare per opporsi a una pratica criminale della polizia francese: quella di convocare nelle prefetture gli immigrati assicurando che il permesso di soggiorno è stato ottenuto. Quando gli stranieri si presentano per ritirarlo vengono fatti sparire, vengono rimpatriati senza che nessuno sappia più niente di loro. I collettivi, in risposta, hanno iniziato a presentarsi con propri membri o portavoce insieme agli immigrati convocati dalla polizia.
I sans papier sanno di non essere soli nella loro lotta, sanno di condividere la propria situazione con migliaia di immigrati, clandestini e non, negli altri paesi europei.
Non è un caso che a gennaio i clandestini parigini abbiano manifestato sotto l’ambasciata italiana per dare la loro solidarietà ai lavoratori immigrati di Rosarno, schiavizzati per anni dai loro padroni italiani, presi a fucilate e poi vittime di cacce all’uomo da parte di gruppi di “cittadini”, prima della deportazione da parte della polizia.

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