sabato 10 aprile 2010

ECCOLA QUA L'EMERGENZA SICUREZZA (n°1 - luglio 2009)

Dall’inizio dell’anno sono già oltre 500 i morti sul lavoro in Italia. Quasi mezzo milione gli infortuni denunciati, più di 10mila quelli invalidanti. Martedì 26 maggio hanno perso la vita 3 operai della raffineria Saras di Sarroch, vicino a Cagliari: Daniele Melis, 26 anni, Luigi Solinas, 27, Luigi Muntoni, 52. Morti uno dopo l’altro, l’uno cercando di salvare la vita degli altri. La notizia ha fatto subito pensare alla tragedia della Thyssen: 7 operai carbonizzati il 6 dicembre del 2007 a Torino. I giornali se ne sono dovuti occupare, almeno per un paio di giorni, ma se il 26 maggio sono morti 3 lavoratori, altri 3 ne sono morti il 27: uno a Pisa, caduto riparando un tetto, un operaio di 34 anni a Parma, un agricoltore a Bari. 4 morti il 28 maggio: Luigi Morganella, 31 anni, meccanico; un agricoltore ferrarese di 45 anni; un edile rumeno, 44 anni, in provincia di Roma; un ragazzo di 19, Domenico Diana, a Caserta: sceso dalla mietitrebbia che sembrava essersi inceppata, è stato travolto dal mezzo ripartito all’improvviso. Altri 5 morti il 29 maggio: Giuseppe Gorgoglione, 22 anni, operaio di Bari; Lino Sporzon, 45 anni, macellaio di Padova; Gigi Nicoletti, agricoltore di Bologna; Matteo Giacolone, agricoltore trapanese; Giuseppe Santamaria, 35 anni, operaio di Pistoia. Il 30 maggio è morto Gaetano Cori, 42 anni, agricoltore di Teramo, ed è morto un operaio marocchino di 43 anni, a Recanati, caduto in una cisterna per la raccolta dell’acqua. Il 2 giugno è morto Fabio Cassarono, 25 anni, nelle campagne di Ragusa. Il 3 giugno Ilario Rontini, 45, nelle campagne di Ravenna, e Michal Zdzislaw, edile polacco di 55 anni, in un cantiere di Catania. Il 4 giugno hanno perso la vita lavorando Romolo Pelloni, 40 anni, manutentore modenese, che stava riparando un impianto di risalita, e Dalmazio Politi, agricoltore piacentino. Due giorni dopo è morto Novello Bruni, agricoltore di Teramo, e da quel giorno è disperso in mare Giacomo Pace, un operaio di Marsala che stava effettuando un intervento di manutenzione presso un allevamento galleggiante. L’8 giugno a Roma è morto un operaio edile di 51 anni, Victor Ariton, rumeno, a causa del crollo di un’impalcatura. Due giorni dopo hanno perso la vita Giovanni Di Giacomo, 32 anni, di Potenza, schiacciato dall’imballatrice di una mietitrebbia, e Gianluca Locatelli, 55, operaio edile di Bergamo. Il 14 giugno è morto Marcello Balboni, agricoltore di Ferrara. Il 15 giugno è arrivata la notizia della morte di Donato Pansini, operaio di 24 anni: era stato ricoverato a Napoli dopo l’esplosione avvenuta nel cantiere navale dove lavorava, vicino a Bari. Lo stesso giorno due operai morti sul lavoro tornano a “fare notizia”, probabilmente questa volta i telegiornali avevano cinque minuti di buco. A Riva Ligure (Imperia) hanno perso la vita Francesco Mercurio, 40 anni, e Gianfranco Iemma, 36, operai della Ciem, caduti e morti in una vasca per la depurazione dell’acqua a causa di esalazioni tossiche. Ma sempre il 15 hanno perso la vita un agricoltore di 40 anni, in provincia di Avellino; Giorgio Credaro, 67 anni, piastrellista di Sondrio; Vasile Ungureanu, operaio rumeno di 48 anni, colpito dalla benna di un escavatore in un cantiere dell’Anas a Pordenone. 6 morti in un solo giorno. Il 16 giugno è morto lavorando Angelo Tignosini, 52 anni, operaio bresciano, travolto da un tubo di metallo mentre scaricava un camion. Il giorno dopo è morto un altro operaio, Celestino Nonelli, 57 anni, schiacciato da due blocchi di acciaio alla Elti di Sovere (Bergamo), fabbrica di forni industriali. Il 18 ha perso la vita un operaio edile di 25 anni, Pasquale Maione, caduto da un’impalcatura in un cantiere della Edipol di Pozzuoli. Il 20 giugno sono morti due agricoltori: uno a Isernia e uno a L’Aquila, entrambi schiacciati dal trattore. Il 21 hanno perso la vita Hermann Staffler, manutentore bolzanese di 68 anni, e Angelo Quadraccia, operaio 51enne, vicino a Terni, che stava effettuando una manutenzione per la Aman. Il giorno dopo ancora due morti in agricoltura: un uomo di 69 anni a Reggio Emilia, e Valentina Vincenzi, giovane lavoratrice della Val di Sole. Un altro agricoltore è morto il 23 giugno a Lauco di Carnia, in provincia di Udine. Il 24 è morto Ahmed Nassroune, operaio marocchino 57enne, travolto da un tir mentre lavorava ai bordi della A5 Aosta-Torino. La stessa sorte è toccata lo stesso giorno a Pietro Buzzoni, 37 anni, operaio di Lecco, che stava effettuando una manutenzione lungo una strada provinciale. Sempre il 24 hanno perso la vita Bruna Oss Emer, 57 anni, in un’azienda agricola della provincia di Trento, Emiliano Gasparri, 34 anni, folgorato in un cantiere di La Spezia, e un lavoratore rumeno di 29 anni, schiacciato dal trattore nelle campagne di Matera.
E anche la provincia di Pavia, nonostante la chiusura di tanti stabilimenti e tutte le ore di cassa integrazione, continua ad avere i suoi morti sul lavoro. Gli ultimi sono stati due lavoratori stranieri, due rumeni residenti a Broni: Petru Pop, 29 anni, titolare di una piccola ditta di posa tetti, e Dorinel Ginsca, 21 anni, operaio. Il pomeriggio del 29 giugno stavano riparando un tetto vicino a Mede quando il cestello elevatore su cui lavoravano ha toccato i fili dell’alta tensione, trasmettendogli la scossa che li ha uccisi. Nei mesi scorsi erano morti Renato Ioppo, schiacciato da una pinza demolitrice mentre lavorava su un camion; Graziano Ferrari, travolto dal carico di alluminio che trasportava sul muletto alla AllFerr di Casei Gerola; Cesare Bertelli, un operaio di 21 anni, schiacciato dal cassone del camion che stava riparando in una cava di ghiaia a Torretta di Galliavola; Alessandro Pedrazzini, operaio morto intossicato dal biossido di azoto mentre puliva una cisterna della Intercoating di Parona.
La media è di oltre 1200 vittime ogni anno, con un milione di infortunati. Senza contare tutti gli irregolari che si fanno male e perdono la vita lavorando senza documenti e senza diritti.
Non si può andare avanti così. Basta alle false lacrime delle istituzioni, basta all’impunità per i padroni che se ne fregano della sicurezza.

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