venerdì 27 gennaio 2012

Il permesso di soggiorno a punti. Incontro a Pavia mercoledì 1/2 h. 21

L'associazione "Ci siamo anche noi" organizza un incontro informativo per tutti gli immigrati che si trovano a fare i conti col permesso di soggiorno a punti e per tutti i cittadini interessati.
L'incontro si terrà mercoledì 1 febbraio alle 21 presso la sala Scapolla, in corso Garibaldi 20. Sarà presente Enrico Belloli, avvocato volontario del Naga.


giovedì 26 gennaio 2012

Dalla Cisam presidiata

La situazione è ancora ferma alla Cisam di Vellezzo Bellini, ancora chiusa, con 19 operai che hanno mesi di stipendio in arretrato e non sanno che futuro avranno loro e la loro fabbrica. Per avere i soldi hanno fatto partire un'ingiunzione tramite gli avvocati, mentre si parla di un'istanza di fallimento che sarebbe stata avanzata dalla proprietà (che oltre alla Cisam ha i magazzini della Sds, direttamente collegati, e anche una fabbrica in Ungheria dove si svolge parte del lavoro...) e dell'interesse di un compratore che però non si è ancora fatto vivo. Intanto, nell'incontro di giovedì scorso, i delegati hanno respinto la proposta ufficiosa di continuare la produzione tagliando a metà l'organico, con il licenziamento di 10 di loro, chiedendo piuttosto un contratto di solidarietà per lavorare tutti.
Il presidio va avanti ormai da 20 giorni: i lavoratori si alternano fuori dai cancelli, ricevendo l'appoggio di ex operai, cittadini del paese, di qualche negoziante e del comune di Vellezzo, per impedire un eventuale tentativo dell'azienda di far sparire le centinaia di migliaia di euro che, sotto forma di marmitte o di materiale ancora da lavorare, sono in magazzino. A parte il fatto che i clienti per cui lavorare c'erano ancora quando l'azienda è stata chiusa e che quindi il lavoro deve rimanere dov'è, si tratta di soldi sui quali i 19 lavoratori vantano un credito per via degli stipendi mai pagati, e che quindi continuano a tenere sotto controllo da vicino. Seguiranno aggiornamenti...

domenica 22 gennaio 2012

Dai lavoratori Yamaha Motor di Gerno di Lesmo - Per ulteriore chiarezza

Riceviamo una lettera aperta scritta dai 66 lavoratori e lavoratrici licenziati dalla Yamaha Motor Italia di Gerno di Lesmo (Monza), in risposta alle accuse del sindaco del paese Marco Desiderati. Il sindaco, che è anche parlamentare della Lega nord, dopo aver definito "immorale" la loro richiesta di avere la cassa integrazione in deroga afferma che queste persone, in presidio permanente da oltre un anno, non vogliono lavorare e vogliono fare i cassintegrati a vita.



PER ULTERIORE CHIAREZZA

In risposta al commento “poco edificante” del Sindaco di Lesmo (Mb), nonché Onorevole della  Repubblica Italiana, Signor Marco Desiderati, che accusa gli ex lavoratori e  lavoratrici della Yamaha Motor Italia di “non voler lavorare” e fare i cassaintegrati a vita, cosa assolutamente non veritiera. A tal proposito vorremmo informare che:
1) La chiusura del reparto produzione nel 2009, è avvenuta per decisione unilaterale, e sbagliata,  da parte della Direzione Yamaha, nonostante la vittoria nel campionato mondiale di Valentino Rossi.
2) Siamo stati costretti a salire sul tetto aziendale per avere riconosciuto il diritto alla cassa integrazione, dato che il diritto al lavoro ci era stato negato.
3) Ci siamo resi da subito disponibili a reinserirci  in un percorso lavorativo che prevedeva la produzione di auto elettriche, progetto che ci è stato proposto e poi naufragato per mancanza di finanziatori.
4) Ci siamo iscritti ed abbiamo frequentato corsi di formazione finalizzati alla ricollocazione senza nessun risultato, anche a seguito della crisi che ha investito maggiormente la Brianza.
5) Abbiamo presentato un progetto di auto-imprenditorialità, all’interno di capannoni inutilizzati di Yamaha Motor Italia,  che è stato snobbato dagli organismi predisposti senza neppure una minima valutazione.
6) Abbiamo subìto accordi (Lodo prefettizio), “calati” sulla testa di tutti i lavoratori, che avrebbero sancito la rinuncia alla propria dignità, pagando di tasca propria per avere un posto di lavoro, con rinuncia totale del diritto all’impugnazione del licenziamento.
7) Chi ha accettato di aderire al Lodo prefettizio del luglio 2011 (2 persone) sono tuttora senza una ricollocazione, a dimostrazione che il percorso sottoscritto in Prefettura era incerto ed è rimasto inattuato.
8) I lavoratori e le lavoratrici hanno inoltrato decine di curriculum ad aziende ed agenzie interinali senza tuttavia avere esiti positivi, anzi, addirittura senza avere risposte.
Tutto quanto sopra citato, senza dimenticarci l’accantonamento, definito da tutti, anomalo, di 7.140.000./ Euro, del quale, a tutt’ora attendiamo una risposta esaustiva da parte dell’azienda.
Considerando che le nostre iniziative hanno sempre avuto la CENTRALITA’ DEL DIRITTO AL LAVORO, mentre tutti i sopra citati passaggi sono stati negativi, la RSU e Fiom Cgil si sono impegnati a richiedere alla Direzione Yamaha un periodo di Cassa Integrazione in Deroga (6 mesi + ulteriori 6 mesi) come ulteriore margine di tempo per la ricollocazione lavorativa, in grado di garantire una prospettiva dignitosa per tutti gli interessati al provvedimento di licenziamento.
Abbiamo dimostrato la nostra  serietà e buona volontà nel cercare una soluzione lavorativa dignitosa, così da poter permettere alle nostre famiglie un futuro meno incerto.
Durante questo percorso abbiamo constatato la mancanza di sensibilità verso i temi del lavoro, non solo da parte della Direzione nipponica, ma, purtroppo,   anche da parte delle istituzioni locali (Sindaco di Lesmo e Provincia di MB).
Siamo ancora in presidio ed abbiamo in programma altre iniziative. Chiediamo che le parti in causa dimostrino un sussulto di responsabilità relativa ai ruoli istituzionali ricoperti, per arrivare ad una trattativa seria ed esaustiva, finalizzata alla ricollocazione degli ultimi ex-lavoratori e lavoratrici tuttora senza lavoro.

Gerno di Lesmo, 21 Gennaio 2012

Ex lavoratori e lavoratrici di Yamaha Motor Italia Spa

venerdì 20 gennaio 2012

Milano, domenica 22/1 h. 15 Assemblea autoconvocata al presidio permanente sotto la torre occupata (binario 24 stazione centrale)


Segnaliamo questo appuntamento che segue l'assemblea tenutasi sempre in stazione centrale l'11 gennaio.
A promuoverlo sono quelle realtà che hanno partecipato a quello e ad altri incontri, con lo scopo di unire i diversi presidi e le diverse lotte in corso in questo momento: dai lavoratori dei Treni notte licenziati, in presidio sotto la "torre faro" occupata, al presidio permanente Esselunga di Pioltello ed altri operai delle logistiche, a quello dei 130 operai della Elnagh di Trivolzio, al coordinamento degli autoconvocati di Milano (Maflow, Marcegaglia, Nielsen, comune di Milano, regione Lombardia...).

Questo l'appello:

A tutti gli operai in lotta
A tutti i precari, discoccupati, studenti
A tutti quelli che subiscono gli effetti della crisi

Una crisi devastante si sta abbattendo sui proletari di mezzo mondo, mandando in frantumi tutte le sicurezze sociali e quel senso di relativo benessere che aveva illuso intere generazioni.
Operai licenziati in massa a causa delle operazioni di rapina dei padroni che, in nome della crisi, trasferiscono la produzione laddove si può imporre un maggiore sfruttamento, laddove la frase "diritti dei lavoratori" non è ancora entrata nel vocabolario comune.
Operai vittime di licenziamenti politici, per essersi opposti alle inaccettabili condizioni di sfruttamento e di caporalato, per aver combattuto la morte che aspetta dietro l'angolo a causa del mancato rispetto delle norme di sicurezza, per aver denunciato le angherie e i soprusi subiti quotidianamente dai capi..
In ogni caso sono sempre i lavoratori la prima trincea della guerra che viene scatenata dai padroni in difesa dei loro profitti e che per troppi anni abbiamo subito, in nome di una pace sociale, sindacale e politica, che in teoria doveva garantire migliori condizioni per tutti e che in realtà si è rivelata una trappola micidiale.
Oggi, con la crisi, questa verità storica viene a galla e, con essa, emergono anche le uniche scelte possibili: crollare nella miseria a cui ci vogliono condannare oppure alzarsi e combattere per un futuro diverso.
E sono già decine le situazioni che hanno cominciato a fare questa seconda scelta. Presidi, picchetti, scioperi, occupazioni...la classe operaia sta tornando ad alzare la testa e, con essa, tutti quelli che sono costretti a subire gli effetti della crisi, senza aver mai sposato la causa di chi l'ha prodotta.
Queste sono le premesse comuni alle realtà che si sono incontrate nel fuoco di queste lotte per solidarizzare e darsi forza reciproca, e che hanno cominciato a maturare l'esigenza di dare uno sbocco più avanzato al confronto che ne è venuto.
Ciò che contraddistingue i protagonisti di questo tentativo non è l'appartenenza a questo o quel percorso politico o sindacale, ma piuttosto la volontà di ricostruire un'effettiva unità dal basso utile ad affrontare la situazione attuale e a guardare avanti con maggior fiducia e coraggio.
- Una piattaforma di obiettivi comuni per passare dalla resistenza al contrattacco;
- Un piano di lotta basato sull’obiettivo di rotture reali e con un calendario coordinato;
- Una cassa di resistenza come strumento di autodifesa da costruire insieme;
- Una rete di comunicazione per far circolare informazioni e discussioni interne
Queste le ambizioni e le idee finora emerse nella discussione.
Altre, ovviamente, ne verranno col procedere degli avvenimenti.
Ciò di cui ci sentiamo sicuri è che non c'è tempo da perdere, che le esigenze che qui poniamo sono più che mature e che esistono le forze sufficienti per fare in modo che lo slogan "facciamo pagare ai padroni la loro crisi" diventi realtà.

giovedì 19 gennaio 2012

45° giorno di presidio alla Elnagh di Trivolzio

Continua la lotta dei 130 operai della Elnagh di Trivolzio, storica fabbrica di camper di cui Sea (proprietaria da 10 anni) ha deciso la chiusura, in contraddizione col suo stesso piano industriale, spostando il lavoro negli altri stabilimenti del gruppo ("Profit Before People" da "Aldo" dicembre 2011). La produzione è ferma da inizio dicembre: da allora i lavoratori sono in presidio davanti ai cancelli. La prima risposta ai piani dell'amministratore delegato De Costanzo è quindi quella di bloccare all'interno dell'azienda tutti i camper e le roulotte prodotte a Trivolzio, mentre la richiesta è quella dei contratti di solidarietà con cui ripartire il lavoro tra tutti gli stabilimenti di Sea, senza sacrificarne nessuno. La proprietà non ha mostrato nessuna disponibilità su questo punto, e ha preso tempo con offerte di trasferimento in Toscana per una decina di dipendenti sui 130 di Pavia o citando un ipotetico "mister x" interessato a rilevare il marchio Elnagh.
I tempi però stringono perchè al termine dei 75 giorni di consultazione (quindi dal 19 febbraio) stando così le cose i 130 operai della Elnagh finiranno direttamente in mobilità.

lunedì 16 gennaio 2012

Mercoledì 18/1 h. 19, Aperitivo etnico di "Ci siamo anche noi" presso l'osteria Sottovento

Segnaliamo che mercoledì 18 gennaio a partire dalle 19 all'Osteria Sottovento (via Siro Comi, Pavia) ci sarà un aperitivo di autofinanziamento organizzato da "Ci siamo anche noi" per sostenere la scuola di italiano realizzata dall'associazione, che negli ultimi mesi ha organizzato anche corsi specifici per i rifugiati provenienti dalla Libia.

Aggiornamenti dalla Cisam di Vellezzo Bellini

Teoricamente dovevano rientrare oggi al lavoro i 19 operai della Cisam di Vellezzo, ma la fabbrica è ancora chiusa. Oggi era infatti il termine di un periodo di cassa integrazione chiesta dall'azienda ma mai autorizzata, che quindi esiste solo nelle parole dei proprietari: intanto gli operai si trovano senza un reddito e sono ancora in attesa dello stipendio di dicembre oltre che di gran parte di quello di novembre e della tredicesima. Di fronte a tutto questo, nessuna notizia ufficiale è arrivata. La proprietà per giorni e giorni non ha dato segni di vita, con i suoi dipendenti in presidio ai cancelli, e poi ha fatto addirittura circolare voci di possibili denunce verso gli stessi lavoratori proprio per aver parlato con i giornalisti della "scomparsa" del loro padrone.
In settimana ci saranno incontri che potrebbero portare un chiarimento sulla condizione finanziaria dell'azienda, che dichiara anche di non avere la liquidità per pagare gli stipendi arretrati.
Nel frattempo, da 10 giorni gli operai continuano a fare i turni per presidiare giorno e notte i cancelli, per evitare che lo stabilimento venga smantellato e che vengano portate via le diverse migliaia di marmitte che si trovano ancora all'interno.

GIOVEDI 19 GENNAIO alle ore 21,30 Incontro dibattito con Jon Etxeberria della commissione rapporti internazionali del sindacato di base basco Lab.

Giovedi 19 gennaioalle ore 21,30 al Centro Sociale Vittoria Via Friuli angolo Via Muratori 20135 Milano la rete milanese Amici del popolo Basco - Euskal Herriaren Lagunak – ha organizzato, insieme al CSA Vittoria , un momento di confronto con il compagno Jon Etxeberria, della commissione relazioni internazionali di Lab, su crisi economica e conflitto sociale in Euskal Herria, cercando di comprendere se esistano specificità e elementi comuni nei rispettivi paesi anche a partire dalle ultime esperienza concrete di lotta nell’area metropolitana milanese.

L’iniziativa crediamo possa far meglio comprendere come il collante popolare dell’indipendentismo si coniughi con il conflitto sociale in questo momento cosi particolare del percorso di autodeterminazione intrapreso dal popolo basco e pagato al caro prezzo di incarcerazioni, torture e terrorismo di stato.

Il capitale ha posto, in questa fase, l’annientamento dei diritti delle classi subalterne come condizione indispensabile per provare ad uscire dalla propria devastante crisi strutturale.
Una crisi che sta attraversando, sconvolgendola, la struttura economica politica e finanziaria dei paesi del vecchio occidente a capitalismo avanzato e i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti : disoccupazione, aumento del costo della vita, riduzione e progressivo smantellamento di diritti precedentemente acquisiti e di ogni forma di garanzia sociale in nome del profitto.

Il proletariato europeo sta pagando la crisi di questo modo di produzione stentando a trovare una propria identità di classe e una capacità autonoma di esprimere un punto di vista anticapitalista sulla crisi.
Il popolo basco ha, in particolare, espresso un’alta capacità di conflitto con una partecipazione fortemente di massa agli scioperi.

Questa iniziativa è un importante momento di approfondimento politico e passo in avanti nel percorso di avvicinamento alla settimana internazionale di solidarietà con il popolo basco che si terrà nella seconda metà febbraio e al corteo della solidarietà internazionalista del 3 marzo a Milano “Tanti popoli un’unica lotta”
HAMAIKA HERRI BORROKA BAKARRA - TANTI POPOLI UN’UNICA LOTTA
Euskal Herriaren Lagunak / Rete milanese amici e amiche di Euskal Herria
Per info:
http://www.ehlitalia.com/
 eh-lagunak@gnumerica.org

venerdì 13 gennaio 2012

Manifestazione alla Yamaha


Riceviamo da yamaha66licenziati@tiscali.it la notizia di una nuova mobilitazione contro i licenziamenti alla Yamaha di Lesmo (Monza), annunciata per la mattina di lunedì 16 gennaio. Questo il comunicato:

Yamaha Motor Italia Spa ha spedito le lettere di licenziamento ai lavoratori cassaintegrati, senza aver ritenuto opportuno valutare la possibilità di richiedere la Cassa in Deroga, strumento essenziale, che sarebbe servito per poter ricollocare i dipendenti rimasti ancora senza occupazione, gettandoli così nel baratro del precariato.

I lavoratori e le lavoratrici licenziati da Yamaha faranno una manifestazione con volantinaggio fuori dai cancelli  dell'azienda a Gerno di Lesmo

LUNEDI’ 16 GENNAIO 2012 a partire dalle ore 8,00.

La nostra lotta continuerà, perché perdere un posto di lavoro è già di per sé una cosa drammatica, perderlo senza lottare, per la nostra dignità, è un peso che noi lavoratori e lavoratrici Yamaha non vogliamo avere.

Andremo avanti fino all’ultimo con vertenze legali e speriamo che la nostra lotta serva  a tutti coloro che ancora lottano e si ribellano contro l'arroganza delle rispettive aziende, che si arricchiscono con il sudore e la professionalità della classe lavoratrice per poi disfarsene quando le lavoratrici ed i lavoratori "pretendono" di difendere i diritti, la dignità ed il lavoro!

Le lavoratrici e  lavoratori
di Yamaha in presidio permanente
dal 13 Dicembre 2010


www.yamaharesistiamo66.it 


giovedì 12 gennaio 2012

Appello da Cremona per sabato 14/1: "Fuori i fascisti dalla città, Cremona resiste ed insiste"

Pubblichiamo il comunicato del CSA Kavarna.

Sabato 14 gennaio saremo in piazza Sant'Agata dalle ore 10,00 per contrastare il convegno sulla crisi economica proposto dal partito razzista, xenofobo e fascista di Forza Nuova. Con questo incontro, dove razzisti e xenofobi si parleranno addosso come al solito, cosa vogliono proporre? L'uscita dalla crisi come nel '29 con regimi nazifascisti, guerre, distruzioni e il riemergere di tutti i loro valori carichi di morte?
Forza Nuova è nata per terrorizzare, picchiare ed uccidere la diversità e l'alterità sociale, fondando il proprio “movimento” sull'odio razziale, l'omofobia, l'antisemitismo e il perseguimento violento di tutte quelle finalità che non si riconoscono nei valori del fascismo. Negli ultimi anni, nel neofascismo italiano è in atto un'evoluzione(?), cioè la tendenza e il ricercare valori di riferimento non solo nel ventennio mussoliniano ma direttamente nel nazismo, come le istanze che negano l'Olocausto e il riemergere di una ideologia difensiva della becera “identità bianca”.Questi fascisti hanno naturalmente le spalle parate dai loro camerati più anziani che ora stanno al governo di città, regioni e del paese; è qui che sta la gravissima responsabilità dell'amministrazione comunale di permettere questa manifestazione di intolleranza e di odio in una città che fa dell'antifascismo un
valore fondamentale. I vecchi camerata, ora assessori, De Bona e Nolli, non hanno niente da dire??? Ha senso militarizzare una città per l'adunata di queste carogne?
Il CSA Kavarna è pronto a lottare su tutti i fronti contro i rigurgiti fascisti, sia sul fronte culturale, per smascherare la reale essenza autoritaria, razzista, omofoba e sessista, sia sul piano militante, per non permettere nessuna agibilità politica a questi loschi individui.
La voglia di libertà è più forte di qualsiasi autorità!
Per ricacciare fuori dalla storia i fascisti, diamo appuntamento a tutte le individualità e organizzazioni antifasciste per un sabato militante di opposizione!
ORA E SEMPRE RESISTENZA

martedì 10 gennaio 2012

Domani 11/1 h. 16 Binario 21 chiama Milano e dintorni. Assemblea in stazione centrale


Domani alle 16 ci sarà un'assemblea aperta a tutti al presidio al binario 21 della stazione centrale di Milano. L'assemblea è organizzata dai lavoratori dei "treni notte" in lotta contro 800 licenziamenti in tutta Italia: tre di loro sono su una torre della stessa stazione da oltre un mese. Questo incontro sarà l'occasione per un incontro e una unione dal basso delle lotte che stanno interessando il territorio milanese ma non solo (come testimoniano anche i casi della provincia di Pavia). Tra i partecipanti all'assemblea di domani ci saranno anche le realtà che si sono trovate domenica a Pioltello: dai lavoratori della logistica Esselunga e di altre cooperative a quelli di Jabil, Maflow e Marcegaglia.

Qui sotto, il comunicato dell'assemblea svoltasi domenica a Pioltello:
L'assemblea di domenica 8 gennaio a Pioltello, che ha visto la presenza di oltre 150 persone, provenienti da varie cooperative (Esselunga-Pioltello, Ortofin - Settala/Liscate, Fiege - Brembio, Tnt-Piacenza, Sda-Carpiano, DHL-S.Giuliano, il Gigante-Basiano) e fabbriche (Jabil, Maflow, Marcegaglia), e in rappresentanza delle varie forze che stanno sostendendo il presidio permanente davanti a Esselunga, ha definito i seguenti punti di lavoro e di azione unitari. 1) Piena solidarietà alla lotta ad oltranza messa in piedi dagli operai delle cooperative dell'Esselunga di Pioltello. Dopo gli attacchi al presidio di inizio anno e la risposta di giovedì notte, è fondamentale rafforzare la presenza davanti ai cancelli e produrre nuove azioni di lotta capaci di mantenere la pressione su Esselunga e sulle cooperative ad essa affiliate. Inoltre va rilanciata la battaglia, finora vincente, per una cassa di resistenza che permetta agli operai in lotta di mantenere l'attuale posizione. Per definire un adeguato calendario di mobilitazione: assemblea venerdì 13 gennaio alle ore 21 davanti ai cancelli. Seguirà volantinaggio al cambio turno.
2) Unifichiamo le diverse esperienze di lotta che la classe operaia e l'insieme dei lavoratori stanno mettendo in campo. Le risposte concrete agli attacchi specifici e generali che i proletari stanno subendo in questa fase son ol a premessa. Di particoalre importanza è proseguire sulla strada, che ha cominciato a esprimersi attivamente nell'assemblea di domenica, di unificazione del movimento di lotta nelle cooperative con le battaglie di resistenza che stanno producendo gli operai di diverse fabbriche in crisi. Da questo punto di vista si è decisa la partecipazione con la più ampia delegazione possibile all'assemblea indetta dai licenzaiti della Wagon-lits convocata per mercoledì alle 16 al binario 21 della stazione centrale. L'appuntamento per tutti i sostenitori della lotta dell'Esselunga è alle ore 15,30 di mercoledì nell'atrio della stazione.
3) Indiciamo per il giorno 27 gennaio una giornata di sciopero con manifestazione a Milano. Pensiamo ad una manifestazione capace di mettere in campo la prospettiva di cui sopra e di unificare, in piazza, le forze che intendono percorrerla. Pur con tutte le perplessità che derivano dell'ennesimo sciopero generale indetto dal sindacalismo di base che rischia di essere velleitario e auto-procalmatorio, si ritiene possa esere un'occasione utile per scendere in campo con una prospettiva politica di unificazione delle lotte reali, come già avvenuto il 16 novembre 2011. Nei prossimi giorni verrà quindi prodotto un appello che va in questa direzione, su cui puntare a organizzare assemblee diffuse tra i lavoratori dei diversi comaprti e in diverse città della regione, per giungere ad un'assemblea unitaria che definisca i contenuti specifici e le forme della mobilitazione qui proposta.

lunedì 9 gennaio 2012

Dalla Cisam di Vellezzo Bellini (PV)

A pochi chilometri dalla Elnagh di Trivolzio in lotta, altri operai presidiano i cancelli della loro fabbrica: si tratta dei 19 dipendenti della Cisam di Vellezzo Bellini (poche centinaia di metri dalla statale dei Giovi), produzione di marmitte d'auto per i ricambisti. L'attività è ferma e l'azienda sembra avviata verso la chiusura: c'è stato un calo degli affari ma i lavoratori non sono stati informati di nessuna decisione né di un possibile fallimento. Inoltre le settimane di cassa integrazione che hanno fatto non erano in realtà state autorizzate e quindi c'è il rischio che per quel periodo non ricevano nulla. Questo si somma ai mancati pagamenti degli stipendi degli ultimi mesi: gli operai hanno avuto solo in parte lo stipendio di novembre, non hanno visto un euro di quello di dicembre ed hanno ricevuto solo una piccola parte della tredicesima.
La proprietà afferma di non avere liquidità, ma ha recentemente fatto portare via dei camion carichi di marmitte: il resto del prodotto finito è ora fermo all'interno dello stabilimento per il blocco che gli operai stanno facendo ai cancelli come auto-garanzia sul credito che hanno nei confronti dell'azienda. Segnaliamo che in questi giorni c'è già stato un primo incontro tra questa realtà e gli operai della Elnagh, da oltre un mese in lotta in difesa di 130 posti di lavoro.
Seguiranno presto aggiornamenti.

venerdì 6 gennaio 2012

7 GENNAIO ORE 17:30 MOBILITAZIONE GENERALE BILBAO

Un nuovo ciclo politico illumina il Paese Basco.
Una moltitudine di soggetti politici, sindacati e organizzazioni di tutto il mondo stanno lavorando insieme alla società basca per trovare una soluzione giusta a un conflitto che si è protratto per decenni.
 Un lavoro che sta già raccogliendo i suoi frutti, poichè è innegabile che attualmente stiamo percorrendo la strada per avvicinare i Paesi Baschi ad una democrazia e ad una pace reale.
Manca ancora molto da fare, però non è poco quello che si è realizzato fino ad ora. Il dialogo aperto durante gli ultimi mesi e gli accordi e risoluzioni adottate ci mostrano le fondamenta della risoluzione del conflitto.
 Stiamo costruendo la strada, poco a poco, di stazione in stazione. Il processo di risoluzione del conflitto deve guardare con attenzione sia alle cause del conflitto, sia alle sue conseguenze.
 Questo tra le molte altre questioni, ci porta a parlare della situazione che vivono le e i prigionieri politici baschi.
Durante le ultime settimane sono stati molti e  molte quelle che hanno messo al centro dell'attenzione la situazione delle e dei prigionieri politici.
 A partire dall'Accordo di Gernika fino a un'infinità di rappresentanti politici e a favore dei Diritti Umani nei Paesi Baschi e nell'ambito internazionale.
La situazione delle e dei prigionieri è presente nell'agenda politica.
Da parte nostra, abbiamo chiaro che la politica penitenziaria debba situarsi in chiave di risoluzione democratica.
In questo senso, consideriamo opportune anche per i Paesi Baschi le risoluzioni applicate per le e i prigionieri nei conflitti come quelli di Irlanda o Sudafrica.
Tuttavia, consideriamo che nonostante la situazione delle e dei prigionieri sia presente nell'agenda politica, la politica penitenziaria continua a violare i diritti più elementari.
Sono molti i prigionieri e le prigioniere che restano in carcere nonostante abbiano scontato la loro pena.
Attualmente ci sono ancora prigionieri e prigioniere che con malattie gravi continuano a rimanere in carcere.
La dispersione provoca incidenti in maniera costante. Si tratta di situazioni che viviamo con grande preoccupazione e che devono essere raddrizzate e risolte con urgenza. Di fronte a tale oltraggio, consideriamo fondamentale l'implicazione.
Nei Paesi Baschi, una grande maggioranza plurale politica, sindacale e sociale ha chiesto più volte la fine della politica penitenziaria vigente. Allo stesso modo hanno fatto una moltitudine di soggetti e organismi di carattere internazionale.
Tuttavia, il fatto che la situazione non abbia subito la minima modifica, pensiamo che sia il momento di rafforzare le seguenti richieste. Come persone, organismi e istituzioni che appoggiano questo appello, sollecitiamo alle autorità pertinenti l'immediata attuazione delle seguenti misure:

1- Che le e i prigionieri baschi vengano trasferiti nei Paesi Baschi.

2- L'abrogazione della dottrina 197/2006 che si applica nello Stato spagnolo e la scarcerazione delle e dei prigionieri che hanno già scontato la loro pena.
3- La disattivazione dell'ergastolo che si impone nello Stato francese, lasciando il passo in questo modo alla libertà condizionale.
4- La liberazione delle e dei prigionieri che hanno compiuto i ¾ della loro condanna.
5- La liberazione delle e dei prigionieri gravemente malati e l'adozione di misure per l'assistenza sanitaria adeguata per le e i prigionieri che hanno problemi di salute.
6- Che la politica penitenziaria che applicano gli Stati spagnolo e francese si situi in chiave di risoluzione per incidere in positivo nella via aperta per la risoluzione del conflitto che vive il Paese Basco.
Insieme a queste richieste, facciamo appello alla cittadinanza a prendere parte alla mobilitazione generale popolare convocata per il prossimo 7 gennaio a Bilbao.

Un mese di presidio alla Elnagh di Trivolzio

E' passato il primo mese di presidio alla Elnagh di Trivolzio, dove 130 operai sono in lotta contro la chiusura dello stabilimento di camper e contro i licenziamenti. La chiusura, decisa dal gruppo Sea nell'ambito di una riorganizzazione che segue anni di gestione finanziaria fallimentare e contrasta con i piani comunicati lo scorso anno ai lavoratori, è stata annunciata il 5 dicembre: da allora i cancelli sono presidiati. I lavoratori chiedono che il lavoro da fare sia ripartito tra tutte le sedi italiane del gruppo, ricorrendo a dei contratti di solidarietà, senza che venga sacrificato nessuno stabilimento; negli incontri con i sindacati l'amministratore delegato De Costanzo non ha però dimostrato nessuna disponibilità a fare un passo indietro. Per il momento la risposta dei lavoratori è continuare il presidio, che dal 12 dicembre è permanente, 24 ore su 24, per impedire che l'azienda porti via i camper e le roulotte finite dal piazzale dell'azienda.

Segnaliamo che domani al presidio, alle ore 16:00, sarà ospite per un'assemblea pubblica Giorgio Cremaschi, dirigente sindacale della Fiom Cgil.
Per chiunque voglia raggiungere il presidio: per chi arriva da Pavia, prendere l'ultima uscita del raccordo per la A7 e quindi svoltare a sinistra. Per chi arriva dalla Milano-Genova, dopo l'uscita Bereguardo seguire per Trivolzio-Bereguardo.

giovedì 5 gennaio 2012

Per la campagna di boicottaggio OMSA


Le 320 operaie e i 30 operai della OMSA di Faenza, dopo la decisione della chiusura e della delocalizzazione in Serbia che sta portando al risultato di centinaia di licenziamenti, hanno lanciato una campagna per il boicottaggio della OMSA, Golden Lady e degli altri marchi legati all'azienda.
Segnaliamo uno degli appelli che stanno circolando su internet per l'adesione alla campagna:
Mai più OMSA! https://www.facebook.com/events/297755890270427/

mercoledì 4 gennaio 2012

Presidio permanente Esselunga - Domenica 8/1 h. 11 assemblea a Pioltello

Segnaliamo che per domenica 8 gennaio alle 11 a Pioltello (in via Perugino di fronte all'ufficio postale), è stata convocata dal Presidio permanente Esselunga una assemblea degli operai di tutte le cooperative e dei lavoratori in lotta.



Qui sotto pubblichiamo il testo del volantino.

Tre anni fa, alla DHL di Corteolona e alla Bennet di Origgio cominciava una lunga storia di battaglie che ha portato all'organizzazione di vertenze e scioperi in oltre 50 cooperative di Lombardia ed Emilia Romagna. Quasi sempre le cooperative hanno risposto con le minacce e i ricatti e infine i licenziamenti, pur di eliminare il sindacato e mantenere il comando nei magazzini.
Ma ogni volta che gli operai hanno saputo resistere hanno vinto, ottenendo risultati concreti e soprattutto mettendo in discussione un sistema di lavoro che funziona solo grazie alla violazione del contratto nazionale (lavoro a chiamata, salari non garantiti, carichi di lavoro a discrezione dei capi, norme sulla sicurezza e sulla salute calpestate, ecc.) e alla negazione di diritti fondamentali (mensa, malattia, agibilità sindacale, rispetto delle persone ecc.).
Intanto la crisi avanza e agli operai vengono imposti altri sacrifici, compreso il loro licenziamento dicendo che... il mercato lo richiede e che mancano i soldi. Balle! Caprotti, e tutti quelli come lui, cercano di scaricare la crisi sui lavoratori per mantenere o aumentare i loro profitti. E per farlo sono costretti a spremere ancor di più i loro "limoni" preferiti: gli operai. Operai quasi tutti immigrati, costretti a lavorare a qualunque condizione, col ricatto della perdita del posto di lavoro, col peso di famiglie da mantenere al proprio paese, sotto la minaccia della perdita del permesso di soggiorno e del conseguente rischio di espulsione.
Per tanti anni tutti hanno accettato il silenzio, perchè il "sistema Esselunga" (come il sistema SDA, TNT, FIAT, ecc.) da questo punto di vista, funziona benissimo. Per qualcuno c'è stata anche la possibilità di guadagnare qualche euro in più, ma solo dopo aver messo la propria dignità nel congelatore, spaccandosi la schiena e anche a rischio della propria vita.
Ora basta, non accettiamo più questo sistema basato sullo sfruttamento dell'uomo, la mercificazione del lavoro, le guerre imperialiste, il razzismo. La crisi economica in corso peggiorerà ancora di più la condizione di tutti i lavoratori, compresi quelli delle cooperative. Sì, anche nelle cooperative la crisi avrà i suoi effetti, già oggi se ne vedono i primi segnali (perdita di appalti per mancanza di commesse, cassa integrazione e mobilità, quando non chiusura e licenziamento). I padroni (committenti o cooperative) non rinunceranno per questo al loro profitto, e si rifaranno sugli operai: aumenteranno i ritmi e peggioreranno le condizioni di lavoro; negheranno ancora più i diritti, aumenteranno le minacce, le ritorsioni, i ricatti quotidiani. A meno che... a meno che non tentiamo di ribaltare la situazione lottando uniti per cambiare le cose, costruendo un sindacato che difenda gli interessi reali dei lavoratori e che ponga alla base delle rivendicazioni obiettivi e forme di lotta antagonisti al sistema.
In questo senso la lotta che stiamo conducendo in Esselunga riguarda anche tutti gli altri operai delle cooperative e, più in generale, tutti i lavoratori, immigrati e italiani. Questa battaglia va oltre Esselunga e Pioltello, il suo risultato potrà condizionare - in senso positivo o negativo - il futuro delle lotte di tutti i lavoratori.

martedì 3 gennaio 2012

Aggiornamenti dalla Carlo Colombo

Pubblichiamo il comunicato del 2 gennaio 2012 come aggiornamento sulla lotta dei cassintegrati della Carlo Colombo di Agrate Brianza.


lunedì 2 gennaio 2012

Aggiornamento sulla Carlo Colombo

Pubblichiamo il comunicato del 30 dicembre 2011 come aggiornamento sulla lotta dei cassintegrati della Carlo Colombo di Agrate Brianza.

COMUNICATO SINDACALE

A seguito della rottura della trattativa tra la Direzione Carlo Colombo e sindacati, avvenuta il 29 dicembre 2011 nel non concedere la cassa in deroga per il 2012 , i lavoratori hanno reagito occupando questa mattina, gli uffici della Sede Legale della Carlo Colombo S.p.a.

L’iniziativa dei lavoratori ha portato dopo diverse ore di trattative con l’amministratore delegato a trovare un percorso che ha riportato l’Azienda ad aprire un tavolo di trattative congiunto tra FIOM-CGIL BRIANZA e direzione presso la Regione Lombardia entro la prima settimana di gennaio 2012, per trovare una soluzione positiva nei confronti dei 45 lavoratori.

L’azienda,oltre a quanto sopra, si è impegna sospendere le lettere di licenziamento, inoltrate in data 30 dicembre 2011.

La mediazione avvenuta tra la FIOM-CGIL BRIANZA e Direzione Carlo Colombo Spa ha portato i lavoratori a lasciare i locali e che l’azienda si impegnasse a ritirare la querela presentata nei confronti dei lavoratori.

FIOM-CGIL BRIANZA

RSU CARLO COLOMBO

GLI OPERAI DELLA CARLO COLOMBO SPA OCCUPANO GLI UFFICI DELL'AZIENDA

Milano 30 dicembre 2011


GLI OPERAI DELLA CARLO COLOMBO SPA OCCUPANO GLI UFFICI DELL'AZIENDA

Il 30 dicembre 2011 un gruppo di cassaintegrati della Carlo Colombo spa di Agrate ha occupato i nuovi uffici dell'azienda a Milano, in via Benigno Crespi, in risposta al ricatto che l'Azienda ha fatto agli operai.
 Essa infatti ha affermato di non voler chiedere il rinnovo della cassaintegrazione in deroga, per altro già approvata dalla Regione Lombardia, a meno che gli operai non firmino le loro dimissioni.
L'azienda non è stata capace di ricollocare i suoi lavoratori, come sancito dagli accordi sindacali fatti nel 2008 e nel 2010, dopo la decisione dell'Azienda di spostare la produzione vicino Cremona, e per "liberarsi" del problema vincola la richiesta della cassaintegrazione all'auto-licenziamento degli operai.
L'Azienda si era assunta l'impegno di chiedere la cassaintegrazione prima dell'incontro fissato per oggi 29/12 in Prefettura, (nel quale si sarebbe dovuto discutere delle strategie per la ricollocazione) per poter avere altro tempo per adempiere a quanto previsto dagli accordi; invece, facendo diventare anche la cassaintegrazione materia di discussione, crea una situazione di crisi.
Ma anche questa volta l'Azienda ha fatto male i suoi conti: se pensava di prenderci per la gola e di poterci ricattare, ha sbagliato di grosso.
Abbiamo già dimostrato con la lotta che siamo disposti a tutto per far rispettare gli accordi, e anche stavolta non faremo un passo indietro finché l'Azienda non si assumerà le sue responsabilità.
 Gli uffici resteranno occupati a tempo indeterminato fino a che l'Azienda non chiederà il rinnovo della cassaintegrazione.

Per info: 340/5102730 Federico Beretta (RSU-FIOM) 347/0672632 Marcelo Galati (RSU-FIOM)

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