domenica 22 gennaio 2012

Dai lavoratori Yamaha Motor di Gerno di Lesmo - Per ulteriore chiarezza

Riceviamo una lettera aperta scritta dai 66 lavoratori e lavoratrici licenziati dalla Yamaha Motor Italia di Gerno di Lesmo (Monza), in risposta alle accuse del sindaco del paese Marco Desiderati. Il sindaco, che è anche parlamentare della Lega nord, dopo aver definito "immorale" la loro richiesta di avere la cassa integrazione in deroga afferma che queste persone, in presidio permanente da oltre un anno, non vogliono lavorare e vogliono fare i cassintegrati a vita.



PER ULTERIORE CHIAREZZA

In risposta al commento “poco edificante” del Sindaco di Lesmo (Mb), nonché Onorevole della  Repubblica Italiana, Signor Marco Desiderati, che accusa gli ex lavoratori e  lavoratrici della Yamaha Motor Italia di “non voler lavorare” e fare i cassaintegrati a vita, cosa assolutamente non veritiera. A tal proposito vorremmo informare che:
1) La chiusura del reparto produzione nel 2009, è avvenuta per decisione unilaterale, e sbagliata,  da parte della Direzione Yamaha, nonostante la vittoria nel campionato mondiale di Valentino Rossi.
2) Siamo stati costretti a salire sul tetto aziendale per avere riconosciuto il diritto alla cassa integrazione, dato che il diritto al lavoro ci era stato negato.
3) Ci siamo resi da subito disponibili a reinserirci  in un percorso lavorativo che prevedeva la produzione di auto elettriche, progetto che ci è stato proposto e poi naufragato per mancanza di finanziatori.
4) Ci siamo iscritti ed abbiamo frequentato corsi di formazione finalizzati alla ricollocazione senza nessun risultato, anche a seguito della crisi che ha investito maggiormente la Brianza.
5) Abbiamo presentato un progetto di auto-imprenditorialità, all’interno di capannoni inutilizzati di Yamaha Motor Italia,  che è stato snobbato dagli organismi predisposti senza neppure una minima valutazione.
6) Abbiamo subìto accordi (Lodo prefettizio), “calati” sulla testa di tutti i lavoratori, che avrebbero sancito la rinuncia alla propria dignità, pagando di tasca propria per avere un posto di lavoro, con rinuncia totale del diritto all’impugnazione del licenziamento.
7) Chi ha accettato di aderire al Lodo prefettizio del luglio 2011 (2 persone) sono tuttora senza una ricollocazione, a dimostrazione che il percorso sottoscritto in Prefettura era incerto ed è rimasto inattuato.
8) I lavoratori e le lavoratrici hanno inoltrato decine di curriculum ad aziende ed agenzie interinali senza tuttavia avere esiti positivi, anzi, addirittura senza avere risposte.
Tutto quanto sopra citato, senza dimenticarci l’accantonamento, definito da tutti, anomalo, di 7.140.000./ Euro, del quale, a tutt’ora attendiamo una risposta esaustiva da parte dell’azienda.
Considerando che le nostre iniziative hanno sempre avuto la CENTRALITA’ DEL DIRITTO AL LAVORO, mentre tutti i sopra citati passaggi sono stati negativi, la RSU e Fiom Cgil si sono impegnati a richiedere alla Direzione Yamaha un periodo di Cassa Integrazione in Deroga (6 mesi + ulteriori 6 mesi) come ulteriore margine di tempo per la ricollocazione lavorativa, in grado di garantire una prospettiva dignitosa per tutti gli interessati al provvedimento di licenziamento.
Abbiamo dimostrato la nostra  serietà e buona volontà nel cercare una soluzione lavorativa dignitosa, così da poter permettere alle nostre famiglie un futuro meno incerto.
Durante questo percorso abbiamo constatato la mancanza di sensibilità verso i temi del lavoro, non solo da parte della Direzione nipponica, ma, purtroppo,   anche da parte delle istituzioni locali (Sindaco di Lesmo e Provincia di MB).
Siamo ancora in presidio ed abbiamo in programma altre iniziative. Chiediamo che le parti in causa dimostrino un sussulto di responsabilità relativa ai ruoli istituzionali ricoperti, per arrivare ad una trattativa seria ed esaustiva, finalizzata alla ricollocazione degli ultimi ex-lavoratori e lavoratrici tuttora senza lavoro.

Gerno di Lesmo, 21 Gennaio 2012

Ex lavoratori e lavoratrici di Yamaha Motor Italia Spa

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