sabato 17 dicembre 2011

N°7, dicembre 2011 - Siamo tutti precari

Negli ultimi mesi sui lavoratori italiani si è abbattuta una serie di stangate (prima con le due manovre di Tremonti e in questi giorni con la manovra del "tecnico salvatore della patria" Monti) In questo modo lavoratori e pensionati pagheranno tre volte la crisi: con le tasse e il taglio delle pensioni, con la perdita del posto di lavoro gli uni, con il venir meno di una serie di garanzie sindacale frutto dei decenni precedenti, gli altri.
Debole e inefficace la risposta dei sindacati tradizionali che in passato hanno svenduto per il piatto di lenticchie della concertazione non solo il salario, ma anche una tradizione di lotta e di organizzazione.
Il governo Monti è un burattino nelle mani della BCE, del FMI e delle grandi istituzioni finanziarie internazionali che detenengono consistenti quote dei titoli del debito pubblico italiano. Goldman Sachs, Deutsche Bank e affini impongono politiche di austerità e di privatizzazione dei beni comuni dietro la minaccia del fallimento dello stato italiano.
E' in questo senso che in un quadro altrimenti abbastanza desolante emergono numerosi esempi positivi a cui è dedicato questo numero di "Aldo": cooperative Esselunga, varie fabbriche metalmeccaniche e non solo, call center, precari della cultura e dell'arte, diverse realtà produttive di tutta la provincia di Milano e non solo sono impegnate in lotte piccole o grandi, contro chiusure, contro salari da fame e condizioni disumane di lavoro.
Il capitale per riprodursi ha bisogno del lavoro di queste donne e di questi uomini e se li tratta come oggetti usa e getta il risultato sono nuove generazioni che si radicalizzano, usano tutte le forme di lotta per difendersi, dal classico sciopero con picchetto a salire sulle torri.
La più grande debolezza in questo momento è la frammentazione di queste lotte. Ma spontaneamente questi lavoratori cercano di coordinarsi, di collegarsi, di sostenersi a vicenda con la presenza ai presidi, ai picchetti, con incontri ecc. ricostruendo dal basso la solidarietà operaia.
Mentre Monti ancora una volta chiama al "senso di responsabilità", alla "solidarietà nazionale" facendo pagare i soliti noti, si ricostruisce la sola solidarietà che riconosciamo ed è quella fra chi e per chi lavora. Può sembrare poco, ma non lo è. E' un inizio. Chi non si arrende, chi non accetta le regole del loro gioco, sta già costruendo in positivo una alternativa!

Per scaricare questo numero di "Aldo" in pdf: http://www.movimentopavia.org/index.php?option=com_content&view=article&id=104:connettere-le-lotte&catid=80:lavoro-non-lavoro-approfondimenti

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