sabato 17 dicembre 2011

N°7, dicembre 2011 - Non solo Elnagh. Bollettino della crisi in provincia di Pavia

Se una risposta ai licenziamenti come quella degli operai della Elnagh non si vedeva da tempo in provincia di Pavia, purtroppo non mancano situazioni altrettanto pesanti. La difesa del proprio lavoro è sempre più una necessità vitale in un territorio con 5mila operai in cassa integrazione e con 250 licenziamenti al mese. Da quando è iniziata la crisi, 7mila persone sono state licenziate in tutta la provincia, senza contare i precari semplicemente avvertiti di non ripresentarsi al lavoro alla scadenza del contratto. Proviamo qui a sintetizzare alcune situazioni di aziende che chiudono o licenziano emerse negli ultimi mesi: in certi casi è la crisi a colpire, in altri è usata come pretesto per licenziare, chiudere e delocalizzare.
A pochi chilometri dalla Elnagh è in liquidazione la Cagi di Motta, con 70 operai e operaie che sperano che qualcuno rilevi la fabbrica, altrimenti ci sarà il licenziamento per tutti. A Pavia sta finendo la cassa integrazione a disposizione della Bergonzi, dove per 40 anni si sono fatte macchine utensili e dove adesso sono in 23 a rischiare il lavoro. Alla Da Lio di Copiano dopo lunghe trattative è stata rinviata la chiusura e richiesta la cassa straordinaria per un anno per i 37 operai. In Oltrepò il 2011 ha visto una serie di fallimenti più o meno annunciati: 33 operai a casa alla Smc; gli ultimi 20 lavoratori in cassa straordinaria alla Crisci di Casteggio, storico marchio di scarpe con negozi nelle vie dello shopping di Milano, Parigi e New York; 17 licenziati alla Salvadeo. Un mese fa la Zonca ha deciso di esternalizzare la produzione di lampadari, mettendo 16 operai in cassa straordinaria per un anno prima della mobilità. La proprietà irlandese della Ardagh vuole chiudere la fabbrica e portare il lavoro (ma non i lavoratori) a Cassolnovo: almeno 20 dipendenti su 38 vanno verso il licenziamento. Un altro gruppo multinazionale, la spagnola Oleo, chiuderà la Carapelli di Voghera spostando 50 operai a Inveruno, obbligandoli a un tragitto di quasi 200 chilometri al giorno, mentre in 22 perdono il lavoro. Una situazione simile la vivranno gli operai della Cablelettra di Robbio, o meglio chi di loro non ha già perso il posto. L’azienda (in fallimento) è stata rilevata dalla Yazaki, che ha bisogno di 80 operai ma a Torino, dove saranno accompagnati ogni giorno da un pullman aziendale. Gli altri 120 dipendenti della ormai ex Cablelettra avranno due anni di cassa integrazione prima del licenziamento. Sempre in Lomellina ci sono appena stati 50 licenziamenti alla Record di Garlasco. Il gruppo Magnetti ha rilevato a gennaio l’azienda già da tempo in crisi, ma soltanto per chiuderla, lasciando un polo espositivo dove lavoreranno in 12 su 74. Segnaliamo poi il caso della Maica di Sartirana, camiceria dove 20 operaie hanno iniziato a scioperare per avere gli stipendi arretrati e sono ora state messe in cassa integrazione.

Per scaricare questo numero di "Aldo" in pdf:  http://www.movimentopavia.org/index.php?option=com_content&view=article&id=104:connettere-le-lotte&catid=80:lavoro-non-lavoro-approfondimenti

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