sabato 6 novembre 2010

Razzismi: a volte ritornano (n°5, novembre 2010)


Minestre riscaldate a suon di espulsioni: il pericolo extracomunitario sempre presente in tempi di crisi


Il ritorno del razzismo in europa
Sarkò lancia l'amo, l'Europa raccoglie (e l'Italia l'ingoia con gioia!).
Il presidente francese ha trovato un classico, nonché secolare, modo per distogliere l'attenzione dalla crisi politica che incombe sul suo mandato...
Quest'estate puntando il dito contro l'annoso e terribile problema dei rom e degli immigrati irregolari annuncia l'attuazione di un piano di severe misure nei loro confronti: comincia lo smantellamento di decine di campi, vengono rimpatriati 700 rom bulgari e rumeni e viene inoltrata la proposta di ritirare la cittadinanza alle persone di origine straniera “che attentano alla vita di agenti di polizia o altre autorità pubbliche”. Del “problema rom” se ne fa una questione nazionale e per l'occasione viene anche creato ad hoc un ministero dell'identità nazionale.
La discussione si allarga a livello europeo assumendo aspri toni nel momento in cui il vice-presidente della commissione eu, commissario alla giustizia e diritti umani, fa notare quanto una tale discriminatoria disposizione non sia accettabile e ricalchi percorsi che l'Europa ha già visto in passato, con esplicito riferimento alle persecuzioni di ebrei e zingari durante la seconda guerra mondiale.
Il piano non viene ritirato e nei confronti della Francia si apre una procedura d'infrazione della norma europea sulla libera circolazione. In questo frangente, l'Italia si schiera apertamente a favore della linea francese (d'altronde già a maggio a era partito un piano di sgombero dei campi rom irregolari, cominciato con via Triboniano, e continuato a settembre con via Rubattino)
In occasione di questo nuovo asse Roma-Parigi assieme al “problema immigrazione” riemergono “l'allarme sicurezza”, le accuse razziste contro i rom/rumeni (con gravissima confusione dei termini) di pericolosità sociale e tutto il carico di retorica xenofoba e populista.

I retroscena
Il buon senso, di fronte a tali notizie, indurrebbe a chiedersi se il presidente francese sia impazzito improvvisamente.
In realtà, un occhio generale alla situazione politica del paese ci da un quadro molto più chiaro: le prossime elezioni si terranno nel 2012, e ad ora la popolarità del presidente è ai minimi storici.
Il 7 settembre una manifestazione di oltre 2 milioni di persone ha dato espressione ad uno dei più grandi scioperi degli ultimi anni (la protesta riguardava il progetto di riforma che prevede l'aumento dell'età pensionabile); la percentuale di disoccupazione, 10%, decisamente superiore alla media europea incrementa il malumore popolare. A ciò si aggiunga il fatto che una lunga serie di scandali ha portato alle dimissioni del segretario di stato per la cooperazione Alain Joyandet, del responsabile delle infrastrutture Christian Blanc e vede coinvolto adesso anche il ministro del lavoro Eric Woerth.
Il parallelismo con la condizione dell'attuale governo Berlusconi viene spontaneo: in generale l'Italia sta scontando le conseguenze della crisi economica degli ultimi anni e del mal governo. Dopo gli scandali che hanno coinvolto trasversalmente esponenti di quasi tutti i partiti rivelando una classe dirigente corrotta e gravemente collusa con l'apparato mafioso, la crisi parlamentare di quest'estate ha portato a paventare le elezioni anticipate.
Solo pochi giorni fa si è conclusa la manifestazione nazionale largamente partecipata indetta dalla Fiom e che ha rilanciato uno sciopero generale a breve. Inoltre si sta profilando un autunno di mobilitazioni da parte del mondo della pubblica istruzione, in particolare universitaria.


E quindi?? il razzismo come dispositivo politico
...e quindi ecco che il caso francese, tanto quanto quello italiano, si dimostrano (neanche troppo brillanti) esempi di demagogia e di come il razzismo non sia che un utile strumento in questo senso.
Laddove una classe dirigente non è in grado di mantenere il controllo della nazione in periodi di grave crisi economica e politica, col rischio di assistere ad una fuga di voti, è gioco forza estrarre il capro espiatorio dal cappello. Il soggetto stereotipizzato e criminalizzato è ovviamente quello che verte nella condizione economica e sociale più sfavorevole (che sia uno straniero, un lavoratore in sciopero o un omosessuale poco cambia).
Cavalcare il diffuso malumore popolare, individuare un elemento di problematicità secondario su cui scaricare responsabilità e impugnare rivendicazioni irrazionali e irragionevoli è una pratica politica ormai nota atta a mantenere o recuperare il consenso di un elettorato malcontento e permette inoltre di sviare l'attenzione mediatica nazionale ed internazionale dai reali problemi che attraversano la nazione.
Gli elementi ci sono tutti, in Francia tanto quanto in Italia.


Giustificazioni ideologiche, applicazioni pratiche e conseguenze....
Nel nostro bel paese le politiche discriminatorie nei confronti degli immigrati irregolari vengono giustificate da un lato in virtù di una emergenza dovuta alla peculiare geografia italiana (le coste molto estese), della mancanza di posti di lavoro e di alloggi.
Ma quando si passa sul terreno dell'ideologia la faccenda si fa molto più grave.
Affermare una presunta pericolosità sociale legata alla cultura d'origine, rispolverare concetti di razza e d'idea di nazione su vincoli di sangue -la legittimità scientifica di tali argomentazioni è inesistente- creare stereotipi su minoranze impossibilitate a difendersi o introdurre differenze di pena su base etnica innesca meccanismi di violenza culturale e non solo ben difficilmente controllabili. Il giochetto del populismo elettorale lo pagano in primis, concretamente e a caro prezzo sulla loro pelle gli stranieri che si ritrovano in breve tempo senza più casa, lavoro, vita e con un carico di odio razziale da affrontare.
Ben vengano allora tutte le forme di riappropriazione di spazi, si veda l'esempio del nuova palazzina occupata nell'area est milanese, ma occorre anche riscoprire terreni di lotta comuni alle varie soggettività di volta in volta coinvolte.
L'approvazione di leggi quali quella sulle impronte digitali, l'uso e abuso di telecamere in ogni zona delle nostre città, l'imposizione del coprifuoco in particolari aree urbane dopo un dato orario (a Milano viene imposto da ormai alcuni mesi) o l'introduzione di pattuglie dell'esercito per garantire la sicurezza sono espressione di un aumentato livello di repressione sociale..... e riguardano tutti i cittadini.

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