venerdì 28 maggio 2010

SIRIA. L’ACCORDO GOVERNO-INTEGRALISTI CONTRO LA LIBERTA’ DELLE DONNE. Articolo scritto per Osservatorio Iraq (n°4 - giugno 2010)


Un disegno di legge sul personal status attenta alle libertà delle donne. Seppur ad uno stadio iniziale, i lavori del governo hanno messo in allarme la società civile siriana, in particolare il Syrian Women Observatory (Swo): la minaccia è un collasso della condizione femminile, il rischio un ritorno ad essere proprietà degli uomini.

In un report pubblicato il 27 novembre in occasione della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne, il direttore del Swo Bassam al Kadi analizza la situazione. Una prima, segreta, proposta di legge sul personal status è stata lasciata cadere dal governo grazie alle polemiche scoppiate in seguito alla diffusione pubblica dei contenuti. La legge proponeva tagli alle libertà femminili, incluso matrimonio ed eredità, tali da provocare lo sdegno tra liberali e moderati. Ora a Damasco si sta lavorando ad una nuova bozza, i cui contenuti divergono nella forma e non nello spirito: la società civile si sta muovendo per bloccarla prima che sia presentata in parlamento.
“Le donne non hanno mai avuto piena eguaglianza davanti alla legge, ma le proposte sul personal status code è una chiara evidenza che i pochi diritti ottenuti sono ora minacciati” afferma al Kadi. E aggiunge: “Le diverse proposte di legge che avrebbero accordato alle donne diritti di base, sono state respinte dal governo”.

Le proposte che si stanno considerando a Damasco nascono dagli integralisti religiosi, supportati dal governo. Secondo lo Swo, negli ultimi due anni la Siria ha fatto dei passi indietro per quel che riguarda i diritti di genere. “ Non è che i progressi nell’integrazione femminile si sono fermati:” –continua al Kadi – “ci troviamo di fronte ad un aumento del potere detenuto dalla lobby che si batte contro i diritti delle donne. Il governo siriano sta lavorando contro coloro che vorrebbero migliorare la condizione femminile”.

Fra i paesi dell’area mediorientale, la Siria è annoverata fra i più progressisti in termini di diritti di genere. Figure femminili occupano seggi parlamentari, posizioni di rilievo all’interno del governo; vi sono donne giudice e ambasciatore; ragazzi e ragazze godono gli stessi diritti nel campo dell’educazione, tanto da suscitare gli elogi delle Nazioni Unite. La presenza della dottrina religiosa non ha mai abbandonato i palazzi di governo, e la sua influenza è oggi in rapida ascesa. “Quando gli osservatori commentano che la Siria è un paese secolarizzato, si sbagliano:” – spiega al Kadi – “non è sufficiente ricevere approvazioni sulla sola base di una situazione migliore di quella del Sudan”.
Le realtà sociali che si impegnano a sensibilizzare sulla questione femminile si scontrano con la resistenza del governo. Che semplicemente non le riconosce, imponendo di fatto un’attività clandestina. Nel 2007 la Ong Social Initiative Society è stata spazzata via dalle autorità, e nello stesso momento il governo ha accantonato un piano educativo nazionale per fronteggiare la violenza domestica. “Sono realmente preoccupato del deterioramento del ruolo della società civile e delle Ong in Siria.” – sostiene al Kadi – “Ritengo possibile che sia questo il punto più debole della questione. La società civile è troppo impegnata ad additare il governo, piuttosto che notare la propria divisione, disorganizzazione ed autorefenzialità”.

All’interno della maggioranza musulmana sono presenti radicali differenze di opinione: da chi propone un modello di impronta occidentale ai gruppi ultra conservatori, che sostengono che le donne non possano lavorare al di fuori delle mura di casa. Fra i pro-occidentali in termini di sviluppo economico, vi è chi ha idee integraliste della società. Il quadro è assimilabile ad un mosaico di etnie e gruppi, senza omogeneità di opinioni della società.

I dati ufficiali conteggiano 50 omicidi d’onore nell’ultimo anno, ma il Swo ne conteggia quasi 200. Le pene per chi commette queste violenze sono più leggere rispetto agli stessi reati compiuti nei confronti di estranei.
Al Kadi è convinto che l’approccio del governo alla materia non è al passo con lo sviluppo della società. “Sono certo – afferma – che le strade siriane sono più aperte nei confronti dei diritti delle donne rispetto al governo. Se così non fosse, non si spiegherebbero livelli così elevati di educazione femminile nelle città. E nelle aree rurali, non ci sarebbe agricoltura senza il duro lavoro svolto dalle donne”. Il problema è la mentalità machista del governo, ed il compromesso con gli integralisti religiosi che contempla revisioni sociali in cambio di riforme economiche.

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