lunedì 21 febbraio 2011

Mutualismo contro l'attacco congiunto (n°6, febbraio 2011)


La cancellazione dei diritti alla quale siamo sottoposti di questi tempi non viene da una sola campana ma si nasconde sotto parole d’ordine e bandiere diverse. Arriva dalla soppressione del diritto allo studio sancito dal ministro Gelmini nella sua ultima riforma, dalla distruzione dei meccanismi di quella minima democrazia che esisteva negli atenei. E ancora, arriva dalla politica diritticida di Marchionne e della sua Newco che sancisce l’aumento del grado di sfruttamento degli operai metalmeccanici attraverso la cancellazione del contratto nazionale e delle garanzie lavorative e salariali che questo offriva. A questo attacco congiunto, portato da più fronti sulla medesima classe sociale, corrispondono inevitabilmente delle reazioni da parte della stessa. L’istintiva rabbia che porta a scendere in piazza per rivendicare con forza i propri diritti, si deve necessariamente intersecare con la razionalità dell’intelligenza collettiva per creare una controffensiva efficace, a maggior ragione quando la sordità e l’indifferenza del potere si palesa senza più lasciare ombra di dubbio. Quando mettere a ferro e fuoco piazza del Popolo a Roma contro la fiducia al governo o scioperare contro il ricatto di Mirafiori rappresentano per il potere solo uno strumento per aumentare le tirature dei giornali di regime diventa necessario fermarsi un attimo a riflettere.
Gli studenti pavesi che si sono mobilitati lo scorso autunno l’hanno fatto con profitto. Mutuo soccorso per costruire diritti è la risposta all’attacco congiunto a cui siamo sottoposti. Non perché sia ora di smettere di pretendere, tutt’altro, né perché si voglia togliere importanza al conflitto come strumento di conquista e di progresso. Il mutualismo è infatti individuato come la fase ricompositiva che permette la costruzione di dinamiche di scontro sociale. La volontà che guida queste riflessioni è la riunificazione di soggetti che, pur trovandosi a condividere la medesima miseria, vengono isolati e divisi dalle politiche contrattuali o dall’assegnazione fintamente meritocratica delle borse di studio. Autonomia, mutualismo ed autoformazione sono i tre concetti cardine su cui si snodano l’analisi dell’esistente e le proposte di cambiamento. Per non proporre un sunto svilente dell’importante lavoro di analisi realizzato ne consiglio la lettura al sito http://cuapavia.noblogs.org.
Da queste riflessioni nasce l’occupazione dello Spazio di Mutuo Soccorso ex Mondino realizzata il 28 gennaio, giornata di sciopero e mobilitazione dei metalmeccanici che coinvolgeva anche le realtà studentesche.. Si tratta di uno stabile nel pieno centro della città di Pavia, di proprietà del demanio ma in concessione perpetua all’Università che, vista la scarsità di fondi e la ben nota predisposizione a dare una mano agli amici speculatori, lo lasciava in stato di abbandono da cinque anni e ammetteva candidamente di non avere progetti a riguardo. Progetti ne avevano invece molti e molto interessanti gli universitari: un collegio per studenti e giovani precari altrimenti costretti a pagare 500 euro di affitto in nero; un copypoint per fotocopiare dispense e libri di testo a prezzo di costo; una libreria in cui poter avere testi a prezzo scontato; sale studio permanenti per rispondere all’inadeguata offerta da parte dell’Università; una mensa a prezzi popolari e con cibi sostenibili (km 0, biologico, ecc.); un centro per l’autoformazione dove ospitare conferenze e seminari organizzati dagli studenti e creare così sapere critico; sportelli di assistenza legale per contratti di affitto e lavoro e di assistenza specifica per studenti stranieri (permessi di soggiorno, corsi di lingua, ecc.); laboratori, sale espositive, cineforum in cui promuovere il libero accesso alla cultura.
Si tratta di bisogni e servizi fondamentali. Ma la crisi economica, i piani di austerità, i tagli al welfare ed all’Università li rende miraggi per studenti e lavoratori precari.
Parlare di mutualismo e cercare i modi per applicarlo non è certo una novità assoluta, si trovano infatti precedenti illustri nelle Società Operaie di Mutuo Soccorso sorte nell’ottocento o, più vicine a noi, nelle numerose occupazioni a scopo abitativo operate per mano di studenti e precari. Tuttavia era tempo che non veniva fatto un percorso così organico tra teoria e prassi che dall’individuazione delle pratiche portasse all’applicazione concreta delle stesse.
Il rettore, dopo essersi mascherato per anni dietro una finta opposizione alle politiche che questo posto nasceva per combattere, ha calato la maschera e mandato la polizia a sgomberare lo stabile. Il successo militare dell’operazione è stato garantito dall’immenso dispiegamento di forze dell’ordine, quello politico subito cancellato dall’iniziativa di due studenti che sono saliti sul tetto dell’edificio attirando l’attenzione immediata della cittadinanza e dei media sulla vicenda, non però quella del rettore che mentre tutto ciò avveniva restava ben nascosto nei saloni del rettorato. Dopo due giorni ed una notte passati sul tetto i due ragazzi decidevano di scendere in cambio dell’impegno da parte del rettore a presentare il progetto dello Spazio di Mutuo Soccorso al cda dell’Università.
Non è certo questa promessa, che sappiamo porterà a ben pochi risultati, la strada che condurrà alla conquista di questo spazio, la natura conflittuale e ricompositiva del progetto passa anche attraverso la prassi che si sceglie di utilizzare per la sua costruzione. Gli ammonimenti che dai ragazzi giungevano nei giorni dell’occupazione erano chiari e restano sostanzialmente validi: trattare un problema di ordine sociale come un problema di ordine pubblico non è un modo per risolverlo, tolto da una parte esso ricomparirà altrove.

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