venerdì 16 luglio 2010

NOI ILLEGALI, VOI DELINQUENTI... E MAFIOSI

Pubblichiamo il comunicato scritto dal Csa Barattolo sul coinvolgimento di esponenti della giunta e della maggioranza nelle indagini e nelle retate contro la 'ndrangheta

“Noi illegali voi delinquenti”?
Era questo il titolo del comunicato con il quale il Centro Sociale Autogestito Barattolo, dopo lo stralcio unilaterale della convenzione da parte del comune, fatto “in nome della legalità e del rispetto delle regole”, annunciava l’occupazione dello stabile.
Molti hanno criticato questo titolo, ritenendolo offensivo e non conforme alle regole del galateo politico.
A mesi di distanza chiediamo scusa… Eravamo stati fin troppo morbidi.

È da tempo che andiamo avanti facendo domande senza mai aver risposte e snocciolando le responsabilità di questa giunta. Una cricca più interessata a tagliare i servizi pubblici e a svendere i beni comuni come l’acqua e il territorio che ad occuparsi dei problemi sociali di una città in cui la povertà dilaga e gli sfratti esecutivi si moltiplicano.
Una combriccola specializzata nel criminalizzare studenti e immigrati in nome del decoro, della legge e della morale, salvo poi pulircisi allegramente il deretano sostenendo e ricandidando il “padrino” Abelli, implicato con la moglie nel riciclaggio di denaro pubblico. Abelli, il re della sanità lombarda che dalle intercettazioni telefoniche di Chiriaco si scopre essere stato il candidato designato dalla ‘Ndrangheta; quello che avrebbe dovuto gestire la marea di cemento dell’Expo 2015. Oggi costui dice di non saperne niente…nel Pdl evidentemente è prassi comune comprare non solo le case (Scajola docet), ma anche i voti senza che i beneficiari ne siano a conoscenza.
E a proposito di voti comprati, ecco un altro illustre esponente delle giunta indagato per corruzione elettorale: l’assessore Trivi, già noto come amico e avvocato dei naziskin pavesi (quelli che fan le ronde per le vie del centro con coltelli e tirapugni aggredendo chiunque gli capiti a tiro). Insieme a Chiriaco pare abbia pagato 2000 euro in cambio di 150 voti garantiti dall’infermiere-sindacalista Galeppi, niente male. Se siete poveri in canna e volete vendere il vostro voto per pagare l’affitto, non temete. Pare che presto verrà aperto uno sportello apposito alla Uil sotto la supervisione di Mimmo Galeppi in persona. Anche questi sono ammortizzatori sociali.
Continuando il viaggio tra le file dell’attuale maggioranza scopriamo che Chiriaco, oltre a Trivi, coltivava i propri rapporti anche con il presidente della commissione Territorio Dante Labate, un altro dei nostalgici che infarciscono la giunta a cui ogni tanto scappa il saluto romano. Chiriaco avrebbe proposto per lui una provvigione del 20% affinché intervenisse per agevolare un suo progetto urbanistico nell’area Enel di via Damiano Chiesa. Infine non poteva mancare il rampollo di casa Filippi Filippi, consigliere di Asm, anch’egli intercettato al telefono con Chiriaco. In una telefonata Filippi si lamenta con Chiriaco dei controlli dell’Asl presso il suo locale e Chiriaco, solerte, richiama i funzionari ad usare morbidezza nei suoi confronti. Nell’altra i due commentano l’investitura del neo-assessore all’urbanistica Greco: C.“Se lo sappiamo gestire abbiamo un bel sistema”, F.“Adesso Greco bisogna un attimo inquadrare…”, C.“Greco si farà i cazzi suoi e i suoi intrallazzini, farà lavorare Peppino Romeo per le strade, farà i cazzi suoi”, F.“Gli ha regalato il ristorante”. Niente da dire, veramente edificante (o, considerando il tema, “edificatore”?)


A Pavia la mafia non esiste! Questo è il motto che sono andati ripetendo i governi che si sono succeduti in città che non hanno mai esitato nemmeno per un instante a dare dei visionari e ad accusare di diffamazione chi provava, come Irene Campari e Giovanni Giovannetti, a svelare gli intrallazzi mafiosi in questa città.
L’attuale sindaco, la cui rapida ascesa politica è avvenuta sotto l’ala protettiva di Abelli (colui che avrebbe dovuto “guidarlo” nel mandato con la propria esperienza, essendone Cattaneo privo), ha dichiarato in campagna elettorale che la commissione antimafia territoriale a Pavia era inutile perché il problema non sussisteva. Oggi il consigliere Pdl ed ex-sindaco Sandro Bruni, che di quella commissione è presidente, non trova di meglio che esprimere solidarietà all’assessore Trivi.
Hanno la faccia come il culo.

Non serviva certo lo scoppio di questo bubbone infetto per capire che a Pavia qualcosa non andasse. Bastava leggere i rapporti della direzione antimafia e gli stralci delle indagini dove Pavia compariva sempre come una delle città italiane a più alta infiltrazione mafiosa. Bastava farsi un giro per le vie del centro e vedere quanti negozi aprivano e chiudevano i battenti con un turn-over esasperato per capire che qualcosa non andava. Bastava chiedersi che senso ha continuare a costruire appartamenti che poi rimangono invenduti (più di mille oggi a Pavia) . Bastava ascoltare chi denunciava i traffici legati ai video-poker. Bastava voler vedere il mare di cocaina, anfetamine ed eroina che inonda i quartieri e i localini chic di Pavia.
Niente di tutto questo è stato fatto.

Cattaneo, ha preferito investire i suoi sforzi per mettere a tacere una voce libera e critica come il C.S.A. Barattolo. Da noi la mafia non aveva cittadinanza. Da noi hanno invece sempre trovato cittadinanza quelli che per Cattaneo costituivano il vero problema di Pavia: migranti, studenti non disposti ad obbedire allo schema studia-consuma-taci, reietti di vario genere.
Mentre nei confronti di questi chiedeva a vigili, polizia e prefettura il pugno di ferro non si è mai chiesto chi fossero le persone che lo circondavano. Per questo oggi ha solo due possibilità: Ammettere la propria connivenza con il sistema mafioso emerso dalle indagini o, se veramente si considera figlio della generazione cresciuta nel mito di Falcone e Borsellino, riconoscere di essere stato un burattino nelle mani di Abelli e assumersi la responsabilità politica di non aver fermato il radicamento della mafia nella colazione che lo ha sostenuto e nella giunta che guida.
Qualunque sia la risposta una sola è la logica conseguenza: dimettersi.

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