mercoledì 5 gennaio 2011
Firenze 15 gennaio corteo in solidarietà ai prigionieri politici baschi
SABATO 15 GENNAIO 2011
MANIFESTAZIONE
PIAZZA SS. ANNUNZIATA ORE 15.00
Euskal Herriaren Lagunak – Firenze
Oggi sono più di 700 i prigionieri politici baschi rinchiusi nelle carceri spagnole e francesi, e migliaia i militanti indipendentisti in attesa di giudizio.
A finire davanti ai giudici della Audiencia National sono i militanti di ETA, delle organizzazioni giovanili, dei partiti della sinistra indipendentista e più in generale coloro che condividono la lotta per Euskal Herria libera, indipendente e socialista. Le condizioni cui i prigionieri e le prigioniere basche sono costretti dallo stato spagnolo e da quello francese possono essere lette solo come il tentativo di aumentare la sofferenza del popolo basco attraverso la vendetta politica.
Basta pensare al fatto che i prigionieri con malattie gravi o incurabili continuano a esser detenuti, all’applicazione di fatto dell’ergastolo, alla tortura, alla dispersione e cioè l’allontanamento a centinaia di chilometri dei prigionieri da Euskal Herria, alla spirale in cui vengono coinvolti familiari e amici dei prigionieri obbligati ad accollarsi viaggi lunghissimi per vedere i loro cari duranti colloqui brevi per accedere ai quali sono obbligati a subire trattamenti umilianti.
Nel Paese Basco la solidarietà verso i prigionieri è parte integrante della lotta di liberazione nazionale e si sviluppa nella quotidianità: in ogni città e in ogni paese di Euskal Herria vi sono bandiere appese alle finestre e ai balconi che rivendicano il ritorno a casa dei prigionieri - “Euskal Presoak Etxera” - e in ogni taverna sono esposte le foto dei prigionieri, vengono organizzati momenti di socialità come pranzi popolari e concerti, manifestazioni locali o nazionali come per esempio in occasione delle ultime retate contro Segi o Askapena, oppure appuntamenti fissi come nel caso di Etxerat che ogni venerdì in ogni paese nel tardo pomeriggio promuove un presidio durante il quale familiari, amici e compagni dei prigionieri si ritrovano in un luogo simbolico del proprio territorio esponendone ancora una volta le foto.
Quando un prigioniero fa finalmente ritorno a casa solitamente si usa rendergli omaggio con un concentramento, un saluto da parte di tutte organizzazioni basche e un ballo tradizionale. Non è un caso che i prigionieri, qualsiasi sia la fase politica in atto in Euskla Herria, siano considerati una voce autorevole all’interno del movimento di liberazione nazionale. La Spagna oggi sta “completando” questo quadro alzando il livello repressivo proprio contro la solidarietà.
In molti casi la Audiencia National ha vietato le iniziative durante le quali si sarebbe dovuto tenere l’omaggio ai prigionieri e la polizia in alcuni casi è arrivata addirittura a caricare chi spontaneamente si era concentrato sotto casa di un prigioniero che stava facendo ritorno alla sua abitazione dopo essere uscito dal carcere.
Diversi militanti baschi sono invece finiti davanti ai giudici della Audiencia National con l’accusa di “apologia di terrorismo” per aver mostrato le foto di alcuni prigionieri, mentre in alcuni casi la polizia ha rimosso fisicamente le foto esposte in alcune taverne o strappando alcuni striscioni esposti per strada.
Sabato 15 gennaio alle ore 15.00 saremo in piazza SS. Annunziata per un corteo che vuole esprimere la propria solidarietà ai prigionieri politici baschi, ai loro familiari e amici.
Durante il corteo esporremo le loro foto per mostrare la nostra totale condanna di quelle azioni repressive messe in atto da Madrid che hanno il fine di rimuovere i simboli della solidarietà nel Paese Basco: se loro pensano in questo modo di affievolire l’appoggio che la popolazione basca mostra verso i propri prigionieri, noi dimostreremo che questa solidarietà si è estesa oltre i confini di Euskal Herria.
Facciamo appello affinchè questa mobilitazione viva di un’ampia partecipazione perché pensiamo che la solidarietà internazionalista sia un elemento da valorizzare e perché, se Euskal Herria negli anni si è dimostrato un laboratorio repressivo, pensiamo che sia una questione che riguarda tutti coloro che nella vita hanno scelto di lottare come dimostra anche l'aumento della sorveglianza a livello europeo attraverso la nascita di un apposito organo di controllo “della radicalizzazione del pensiero”, approvato dal consiglio e dalla commissione europea nell'aprile 2010, non a caso sotto la presidenza spagnola.
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