Martedì 14 dicembre scorso la fiducia al governo Berlusconi è passata alla camera con 314 voti favorevoli e 311 contrari. Finalmente dopo tanto tempo non ci siamo limitati ad assistere da spettatori passivi ai giochi di palazzo basati sul clientelismo e la compravendita di voti ma abbiamo sfiduciato dal basso il governo.
Ci sembra clamoroso il caso della CEPU: in cambio di finanziamenti statali sottratti all’Università pubblica la Polidori ha concesso la fiducia al governo.
Mentre a Montecitorio i “mercenari romani” tiravano i dadi per dividersi il potere, per le strade della capitale si alzava la voce della mobilitazione.
Il corteo è stato vissuto con partecipazione da tutte le sue componenti: non si è trattata solo di una manifestazione contro il DDL, ma ha assunto una dimensione sociale più ampia e profonda. La lotta contro la logica dei tagli fatti in nome della crisi, che ne scaricano tutto il peso sulle fasce sociali più deboli ha riunito studenti universitari, metalmeccanici della FIOM, comitati territoriali in difesa dei beni comuni come quello di Terzigno, terremotati de L’Aquila, gruppi di precari ed in generale tutti i soggetti indisponibili a pagare una crisi di cui non sono responsabili e a subire le misure di austerità del governo. Questo inedito tentativo di ricomposizione sociale sta accadendo anche in altri paesi europei: a Londra, Parigi ed Atene sono esplosi proteste, scioperi e manifestazioni contro le riforme che tagliano università, pensioni, lavoro ed erodono i sistemi di welfare. La manifestazione del 14 dicembre segna da questo punto di vista una svolta importante: finalmente in Italia comincia a venire alla luce una protesta unitaria che ci auguriamo possa consolidarsi ed ampliarsi in futuro.
La conferma della fiducia al governo ha logicamente suscitato la rabbia dei manifestanti: è stata l’ennesima conferma dello scollamento tra un potere politico sordo e autoreferenziale e la società reale che esprime con determinazione le proprie istanze.
Il diritto di esprimere il dissenso e di sfiduciare il governo dal basso sotto la sede del parlamento è stato negato dalla creazione di una zona rossa e da un dispiegamento massiccio di forze di polizia poste a sua difesa.
Ma questa restrizione era solamente funzionale alla tragicommedia del voto di fiducia. La consapevolezza di ciò ha fatto nascere nel corteo la determinazione a non accettare la zona rossa, a violarla, a impedire alle violente cariche e ai caroselli di blindati di liquidare un corteo di 100.000 persone.
Agli scontri hanno preso parte giovani, studenti e precari. Insomma, persone che condividono con noi una condizione esistenziale e materiale. Tutti coloro che non erano in prima linea, ma riempivano la piazza, hanno espresso con la loro presenza il sostegno a chi ha avuto un ruolo attivo. Non accettiamo, quindi, distinzioni tra buoni e cattivi.
In ogni caso, la mobilitazione continua: nonostante la risicata maggioranza parlamentare comprata col vil denaro, nei prossimi giorni il Governo intende far approvare al Senato la riforma dell’università.
Lanciamo quindi una nuova giornata di mobilitazione per martedì 21, con ritrovo alle h. 8,30 presso la stazione FS per le scuole superiori e alle h. 10 presso l’ingresso di università centrale per l’università. Facciamo un bel regalo di Natale a questo Governo!
Lunedì 20 h. 16.30 “stati generali dei mobilitati ” —> Aula magna sotterranea occupata
Student* paves* in mobilitazione
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