venerdì 6 gennaio 2012

7 GENNAIO ORE 17:30 MOBILITAZIONE GENERALE BILBAO

Un nuovo ciclo politico illumina il Paese Basco.
Una moltitudine di soggetti politici, sindacati e organizzazioni di tutto il mondo stanno lavorando insieme alla società basca per trovare una soluzione giusta a un conflitto che si è protratto per decenni.
 Un lavoro che sta già raccogliendo i suoi frutti, poichè è innegabile che attualmente stiamo percorrendo la strada per avvicinare i Paesi Baschi ad una democrazia e ad una pace reale.
Manca ancora molto da fare, però non è poco quello che si è realizzato fino ad ora. Il dialogo aperto durante gli ultimi mesi e gli accordi e risoluzioni adottate ci mostrano le fondamenta della risoluzione del conflitto.
 Stiamo costruendo la strada, poco a poco, di stazione in stazione. Il processo di risoluzione del conflitto deve guardare con attenzione sia alle cause del conflitto, sia alle sue conseguenze.
 Questo tra le molte altre questioni, ci porta a parlare della situazione che vivono le e i prigionieri politici baschi.
Durante le ultime settimane sono stati molti e  molte quelle che hanno messo al centro dell'attenzione la situazione delle e dei prigionieri politici.
 A partire dall'Accordo di Gernika fino a un'infinità di rappresentanti politici e a favore dei Diritti Umani nei Paesi Baschi e nell'ambito internazionale.
La situazione delle e dei prigionieri è presente nell'agenda politica.
Da parte nostra, abbiamo chiaro che la politica penitenziaria debba situarsi in chiave di risoluzione democratica.
In questo senso, consideriamo opportune anche per i Paesi Baschi le risoluzioni applicate per le e i prigionieri nei conflitti come quelli di Irlanda o Sudafrica.
Tuttavia, consideriamo che nonostante la situazione delle e dei prigionieri sia presente nell'agenda politica, la politica penitenziaria continua a violare i diritti più elementari.
Sono molti i prigionieri e le prigioniere che restano in carcere nonostante abbiano scontato la loro pena.
Attualmente ci sono ancora prigionieri e prigioniere che con malattie gravi continuano a rimanere in carcere.
La dispersione provoca incidenti in maniera costante. Si tratta di situazioni che viviamo con grande preoccupazione e che devono essere raddrizzate e risolte con urgenza. Di fronte a tale oltraggio, consideriamo fondamentale l'implicazione.
Nei Paesi Baschi, una grande maggioranza plurale politica, sindacale e sociale ha chiesto più volte la fine della politica penitenziaria vigente. Allo stesso modo hanno fatto una moltitudine di soggetti e organismi di carattere internazionale.
Tuttavia, il fatto che la situazione non abbia subito la minima modifica, pensiamo che sia il momento di rafforzare le seguenti richieste. Come persone, organismi e istituzioni che appoggiano questo appello, sollecitiamo alle autorità pertinenti l'immediata attuazione delle seguenti misure:

1- Che le e i prigionieri baschi vengano trasferiti nei Paesi Baschi.

2- L'abrogazione della dottrina 197/2006 che si applica nello Stato spagnolo e la scarcerazione delle e dei prigionieri che hanno già scontato la loro pena.
3- La disattivazione dell'ergastolo che si impone nello Stato francese, lasciando il passo in questo modo alla libertà condizionale.
4- La liberazione delle e dei prigionieri che hanno compiuto i ¾ della loro condanna.
5- La liberazione delle e dei prigionieri gravemente malati e l'adozione di misure per l'assistenza sanitaria adeguata per le e i prigionieri che hanno problemi di salute.
6- Che la politica penitenziaria che applicano gli Stati spagnolo e francese si situi in chiave di risoluzione per incidere in positivo nella via aperta per la risoluzione del conflitto che vive il Paese Basco.
Insieme a queste richieste, facciamo appello alla cittadinanza a prendere parte alla mobilitazione generale popolare convocata per il prossimo 7 gennaio a Bilbao.

Un mese di presidio alla Elnagh di Trivolzio

E' passato il primo mese di presidio alla Elnagh di Trivolzio, dove 130 operai sono in lotta contro la chiusura dello stabilimento di camper e contro i licenziamenti. La chiusura, decisa dal gruppo Sea nell'ambito di una riorganizzazione che segue anni di gestione finanziaria fallimentare e contrasta con i piani comunicati lo scorso anno ai lavoratori, è stata annunciata il 5 dicembre: da allora i cancelli sono presidiati. I lavoratori chiedono che il lavoro da fare sia ripartito tra tutte le sedi italiane del gruppo, ricorrendo a dei contratti di solidarietà, senza che venga sacrificato nessuno stabilimento; negli incontri con i sindacati l'amministratore delegato De Costanzo non ha però dimostrato nessuna disponibilità a fare un passo indietro. Per il momento la risposta dei lavoratori è continuare il presidio, che dal 12 dicembre è permanente, 24 ore su 24, per impedire che l'azienda porti via i camper e le roulotte finite dal piazzale dell'azienda.

Segnaliamo che domani al presidio, alle ore 16:00, sarà ospite per un'assemblea pubblica Giorgio Cremaschi, dirigente sindacale della Fiom Cgil.
Per chiunque voglia raggiungere il presidio: per chi arriva da Pavia, prendere l'ultima uscita del raccordo per la A7 e quindi svoltare a sinistra. Per chi arriva dalla Milano-Genova, dopo l'uscita Bereguardo seguire per Trivolzio-Bereguardo.

giovedì 5 gennaio 2012

Per la campagna di boicottaggio OMSA


Le 320 operaie e i 30 operai della OMSA di Faenza, dopo la decisione della chiusura e della delocalizzazione in Serbia che sta portando al risultato di centinaia di licenziamenti, hanno lanciato una campagna per il boicottaggio della OMSA, Golden Lady e degli altri marchi legati all'azienda.
Segnaliamo uno degli appelli che stanno circolando su internet per l'adesione alla campagna:
Mai più OMSA! https://www.facebook.com/events/297755890270427/

mercoledì 4 gennaio 2012

Presidio permanente Esselunga - Domenica 8/1 h. 11 assemblea a Pioltello

Segnaliamo che per domenica 8 gennaio alle 11 a Pioltello (in via Perugino di fronte all'ufficio postale), è stata convocata dal Presidio permanente Esselunga una assemblea degli operai di tutte le cooperative e dei lavoratori in lotta.



Qui sotto pubblichiamo il testo del volantino.

Tre anni fa, alla DHL di Corteolona e alla Bennet di Origgio cominciava una lunga storia di battaglie che ha portato all'organizzazione di vertenze e scioperi in oltre 50 cooperative di Lombardia ed Emilia Romagna. Quasi sempre le cooperative hanno risposto con le minacce e i ricatti e infine i licenziamenti, pur di eliminare il sindacato e mantenere il comando nei magazzini.
Ma ogni volta che gli operai hanno saputo resistere hanno vinto, ottenendo risultati concreti e soprattutto mettendo in discussione un sistema di lavoro che funziona solo grazie alla violazione del contratto nazionale (lavoro a chiamata, salari non garantiti, carichi di lavoro a discrezione dei capi, norme sulla sicurezza e sulla salute calpestate, ecc.) e alla negazione di diritti fondamentali (mensa, malattia, agibilità sindacale, rispetto delle persone ecc.).
Intanto la crisi avanza e agli operai vengono imposti altri sacrifici, compreso il loro licenziamento dicendo che... il mercato lo richiede e che mancano i soldi. Balle! Caprotti, e tutti quelli come lui, cercano di scaricare la crisi sui lavoratori per mantenere o aumentare i loro profitti. E per farlo sono costretti a spremere ancor di più i loro "limoni" preferiti: gli operai. Operai quasi tutti immigrati, costretti a lavorare a qualunque condizione, col ricatto della perdita del posto di lavoro, col peso di famiglie da mantenere al proprio paese, sotto la minaccia della perdita del permesso di soggiorno e del conseguente rischio di espulsione.
Per tanti anni tutti hanno accettato il silenzio, perchè il "sistema Esselunga" (come il sistema SDA, TNT, FIAT, ecc.) da questo punto di vista, funziona benissimo. Per qualcuno c'è stata anche la possibilità di guadagnare qualche euro in più, ma solo dopo aver messo la propria dignità nel congelatore, spaccandosi la schiena e anche a rischio della propria vita.
Ora basta, non accettiamo più questo sistema basato sullo sfruttamento dell'uomo, la mercificazione del lavoro, le guerre imperialiste, il razzismo. La crisi economica in corso peggiorerà ancora di più la condizione di tutti i lavoratori, compresi quelli delle cooperative. Sì, anche nelle cooperative la crisi avrà i suoi effetti, già oggi se ne vedono i primi segnali (perdita di appalti per mancanza di commesse, cassa integrazione e mobilità, quando non chiusura e licenziamento). I padroni (committenti o cooperative) non rinunceranno per questo al loro profitto, e si rifaranno sugli operai: aumenteranno i ritmi e peggioreranno le condizioni di lavoro; negheranno ancora più i diritti, aumenteranno le minacce, le ritorsioni, i ricatti quotidiani. A meno che... a meno che non tentiamo di ribaltare la situazione lottando uniti per cambiare le cose, costruendo un sindacato che difenda gli interessi reali dei lavoratori e che ponga alla base delle rivendicazioni obiettivi e forme di lotta antagonisti al sistema.
In questo senso la lotta che stiamo conducendo in Esselunga riguarda anche tutti gli altri operai delle cooperative e, più in generale, tutti i lavoratori, immigrati e italiani. Questa battaglia va oltre Esselunga e Pioltello, il suo risultato potrà condizionare - in senso positivo o negativo - il futuro delle lotte di tutti i lavoratori.

martedì 3 gennaio 2012

Aggiornamenti dalla Carlo Colombo

Pubblichiamo il comunicato del 2 gennaio 2012 come aggiornamento sulla lotta dei cassintegrati della Carlo Colombo di Agrate Brianza.


lunedì 2 gennaio 2012

Aggiornamento sulla Carlo Colombo

Pubblichiamo il comunicato del 30 dicembre 2011 come aggiornamento sulla lotta dei cassintegrati della Carlo Colombo di Agrate Brianza.

COMUNICATO SINDACALE

A seguito della rottura della trattativa tra la Direzione Carlo Colombo e sindacati, avvenuta il 29 dicembre 2011 nel non concedere la cassa in deroga per il 2012 , i lavoratori hanno reagito occupando questa mattina, gli uffici della Sede Legale della Carlo Colombo S.p.a.

L’iniziativa dei lavoratori ha portato dopo diverse ore di trattative con l’amministratore delegato a trovare un percorso che ha riportato l’Azienda ad aprire un tavolo di trattative congiunto tra FIOM-CGIL BRIANZA e direzione presso la Regione Lombardia entro la prima settimana di gennaio 2012, per trovare una soluzione positiva nei confronti dei 45 lavoratori.

L’azienda,oltre a quanto sopra, si è impegna sospendere le lettere di licenziamento, inoltrate in data 30 dicembre 2011.

La mediazione avvenuta tra la FIOM-CGIL BRIANZA e Direzione Carlo Colombo Spa ha portato i lavoratori a lasciare i locali e che l’azienda si impegnasse a ritirare la querela presentata nei confronti dei lavoratori.

FIOM-CGIL BRIANZA

RSU CARLO COLOMBO

GLI OPERAI DELLA CARLO COLOMBO SPA OCCUPANO GLI UFFICI DELL'AZIENDA

Milano 30 dicembre 2011


GLI OPERAI DELLA CARLO COLOMBO SPA OCCUPANO GLI UFFICI DELL'AZIENDA

Il 30 dicembre 2011 un gruppo di cassaintegrati della Carlo Colombo spa di Agrate ha occupato i nuovi uffici dell'azienda a Milano, in via Benigno Crespi, in risposta al ricatto che l'Azienda ha fatto agli operai.
 Essa infatti ha affermato di non voler chiedere il rinnovo della cassaintegrazione in deroga, per altro già approvata dalla Regione Lombardia, a meno che gli operai non firmino le loro dimissioni.
L'azienda non è stata capace di ricollocare i suoi lavoratori, come sancito dagli accordi sindacali fatti nel 2008 e nel 2010, dopo la decisione dell'Azienda di spostare la produzione vicino Cremona, e per "liberarsi" del problema vincola la richiesta della cassaintegrazione all'auto-licenziamento degli operai.
L'Azienda si era assunta l'impegno di chiedere la cassaintegrazione prima dell'incontro fissato per oggi 29/12 in Prefettura, (nel quale si sarebbe dovuto discutere delle strategie per la ricollocazione) per poter avere altro tempo per adempiere a quanto previsto dagli accordi; invece, facendo diventare anche la cassaintegrazione materia di discussione, crea una situazione di crisi.
Ma anche questa volta l'Azienda ha fatto male i suoi conti: se pensava di prenderci per la gola e di poterci ricattare, ha sbagliato di grosso.
Abbiamo già dimostrato con la lotta che siamo disposti a tutto per far rispettare gli accordi, e anche stavolta non faremo un passo indietro finché l'Azienda non si assumerà le sue responsabilità.
 Gli uffici resteranno occupati a tempo indeterminato fino a che l'Azienda non chiederà il rinnovo della cassaintegrazione.

Per info: 340/5102730 Federico Beretta (RSU-FIOM) 347/0672632 Marcelo Galati (RSU-FIOM)

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